Lo hanno già definito il "piccolo razzo che proteggerà l'Europa da Putin". Stiamo parlando del Mark I, un razzo a basso costo delle stesse dimensioni di una baguette, il famoso pane francese, e a quanto pare verrà prodotto in serie per comporre la prima linea di difesa contro gli attacchi dei droni kamikaze russi: gli ormai ben noti Geran-2, la versione russa che ha implementato le capacità degli Shahed progettati dagli iraniani.
Il progetto della "tiny baguette anti-drone", come l'hanno già rinominata gli inglesi, è stato sfornato da un'azienda della difesa estone con sede a Tallinn, la Frankenburg Technology, e l'obiettivo finale è quello di produrre in massa una risorsa utile a comporre una difesa aerea accessibile e scalabile. L'azienda avrebbe già allestito degli stabilimenti di produzione in due paesi della Nato, con l'obiettivo di produrre centinaia di missili al giorno per essere impiegati - se necessario - nel piano che erigerebbe un "muro anti-drone" lungo il confine orientale dell'Allenza, combinando strumenti di guerra elettronica e sistemi di intercettazione a basso costo come il Mark 1.
"Non abbiamo paura di dire che li stiamo producendo per abbattere i droni russi a lungo raggio", ha dichiarato al Telegraph l'amministratore delegato dell'azienda ed ex funzionario della Difesa estone, Kusti Salm. Per gli estoni questi sistemi saranno "essenziali per la difesa occidentale nel prossimo decennio".
Stando alle prime informazioni diffuse a riguardo, il missile intercettore Mark I progettato per la difesa a corto raggio misura 65 centimetri di lunghezza e ha una gittata di circa 2 chilometri. Il suo costo unitario, inferiore a quello di tante altre munizioni che potrebbero essere impiegate dalle Potenze della Nato per abbattere un drone nemico, è approssimato ai 50mila dollari. Nulla a che vedere con il prezzo delle munizioni di sistemi occidentali di fascia alta come l'intercettore Patriot, che costano milioni di dollari a unità.
Nonostante le sue dimensioni da baguette, il missile Mark I integra una testata esplosiva adeguata al suo impiego, carburante e sensori, che lo rendono estremamente preciso. È guidato dall'intelligenza artificiale e progettato per funzionare in modo indipendente dopo il lancio, senza un collegamento dati continuo a un'unità di controllo, riportano le fonti del Telegraph, una caratteristica che ne riduce la vulnerabilità a interferenze e interruzioni di rete.
Sviluppato per contrastare gli attacchi di massa dei droni, il Mark I vuole essere un'alternativa a basso costo volta a rafforzare le difese aeree dell'Alleanza Atlantica per ovviare al crescente utilizzo di sistemi senza pilota osservato nella strategia della Federazione Russa, ma quella di un attacco in massa con tattiche di saturazione deve essere vista come una proiezione remota. Potrebbe invece essere attuale l'impiego per droni che escono dalla loro rotta abituale e sconfinano nei cieli della Nato per le oscure ragioni che le intelligence europee stanno ancora analizzando.
Durante una delle recenti incursioni di droni esca russi nello spazio aereo della Nato, alcuni jet dell'Alleanza, in particolare un caccia multiruolo F-35 Lighting II dell'Aeronautica olandese, si sono trovati costretti a dover utilizzare "costosi missili aria-aria per
intercettare i droni russi Shahed entrati nello spazio aereo polacco". Il rapporto costi-benefici di un missile Mark I sarebbe decisamente più sostenibile e potrebbe inficiare la strategia di disturbo adottata da Mosca.