Difesa

Le spie russe sono tornate: secondo i report in Occidente è clima da Guerra Fredda

Dopo una serie di fallimenti più o meno conclamati da parte dello spionaggio russo, arriva l'avvertimento degli analisti britannici: le spie del Cremlino sono più attive che mai e stanno pianificando nuove strategie per interferire nel campo avversario

Le spie russe sono tornate: secondo i report in Occidente è clima da Guerra Fredda

L'epopea della Guerra Fredda con i suoi intrighi, stratagemmi spionistici e scambi di agenti segreti che oltrepassavano confini ideali e reali ai margini più remoti della Cortina di ferro, ci è apparsa per diversi decenni, in particolar modo nelle maggiori fasi di distensione tra Washington e Mosca in seguito al crollo dell'Unione Sovietica, come un'epoca oscura finalmente giunta al termine. Un lungo mezzo secolo da relegare negli archivi più adatti a custodire le informazioni sensibili in vista di una nuova era.

Nonostante questa comune idea, però, lo spionaggio tra Occidente e Oriente non si è mai placato. E proprio le spie russe, nell'ultimo decennio, hanno dimostrato di aver tentato e "fallito" in diverse occasioni. Ad iniziare dai preparativi che avrebbero dovuto precedere l'avvio dell' "operazione militare speciale" lanciata in Ucraina, smascherata proprio dalla Cia, che mandò a monte quello che era stato probabilmente concepito come un blitz per esautorare il governo di Kiev attraverso la tattica della decapitazione e riallineare Kiev agli interessi di Mosca.

I fallimenti noti delle spie russe

Tralasciando il caso ucraino, gli agenti russi negli ultimi anni hanno fallito nel tentativo di eliminare l'ex-spia che aveva ceduto alle lusinghe dei servizi segreti britannici, l'ormai noto Sergej Skripal, e hanno fallito anche in altri due presunti tentativi di eliminazione: quello del dissidente Alexei Navalny - ora morto ma per cause "naturali" secondo quando asserito dal capo dell'intelligence militare ucraino (Gur) - e quello di Aleksandr Poteyev, un altro agente doppiogiochista che doveva "fare la stessa fine di Skripal" mentre era nascosto in America.

In due di questi casi il temibile agente nervino, il Novichok, usato dall'Unità 29155 del Gru, gli specialisti dell'intelligence militare di Mosca inviati per condurre operazioni di "sovversione, sabotaggio e assassinio" che si sarebbe mossa in Occidente per anni, non è stato efficace come si credeva; né efficiente è risultato il gruppo di spie russe che, durante l'operazione Skripal, sono state anche identificate da Scotland Yard e dall'MI5, il controspionaggio inglese.

Questa serie di operazioni fallite ha dato adito a una espulsione di massa di agenti e diplomatici russi "collegati" al servizio informazioni, fosse il Gru, l'Fsb, o l'Svr, dalle ambasciate e più in generale dalle capitali di tutta l'Europa. Azione di allontanamento culminata con l'invasione dell'Ucraina che ha scatenato la reazione "diplomatica" della Nato, lasciando percepire come i servizi segreti russi si potessero reputare davvero efficienti solo all'interno dei propri confini territoriali. Ad esempio "sopprimendo" sul nascere il tentativo di colpo di stato mosso dal capo del gruppo mercenario Wagner Yevgeny Prigozhin che troverà la morte in un incidente aereo con dinamiche ancora da chiarire.

Le nuove prove contenute in un report redatto e divulgato dal Royal United Services Institute (Rusi), recentemente citate in un articolo pubblicato dall'Economist, mostrerebbero come le spie russe stiano "imparando dai propri errori" e adattando le loro strategie a ogni livello per intraprendere quella che viene definita una "nuova fase di guerra politica contro l’Occidente".

La nuova fase di una "guerra" da spie

Solo negli ultimi anni il servizio segreto russo che opera all'estero ha sofferto l'espulsione di 600 ufficiali. Tra questi erano compresi otto ufficiali dell’intelligence che operavano "senza copertura diplomatica", quindi profili essenzialmente "scoperti" dal controspionaggio per quello che erano veramente: spie che si erano costruite una falsa identità e fingendo di essere qualcun altro conducevano loro missione in gran segreto. La perdita di tante pedine sulla scacchiera, e il drastico cambiamento delle relazioni tra un rinnovato “blocco occidentale” opposto alla Russia cui sono state afflitte sanzioni e controlli rafforzati dalla dopo Crimea allo scoppio del conflitto ucraino deve aver provocato una completa revisione di strategie per quanto concerne le operazioni e l'inserimento del personale da parte dei vari servizi segreti sul "campo".

Secondo il report firmato da J. Watling e N. Reynolds in collaborazione con ex consigliere del ministro della Difesa ucraino Oleksandr Danylyuk e del capo dell'intelligence estera, il coordinamento delle operazioni di disinformazione e propaganda condotte dagli agenti del Cremlino dal 2022 in poi: “sembra aver prodotto campagne di propaganda più coerenti” e di conseguenza “efficaci”. Ciò è stato analizzato sopratutto nel campo di persuasione dei social, attraverso l’ormai noto impiego di armate di profili “bot” che solo in Germania avrebbero diffuso su X "centinaia di migliaia di post in lingua tedesca al giorno da una rete di 50.000 account nel corso di un solo mese” con l’obiettivo di minare il consenso pubblico al sostegno militare ed economico che le potenze europee concedono all’Ucraina.

Ampie reti di disinformazione sono state rilevate anche in Polonia e in Francia. Attualmente le principali “potenze militari” che insieme alla Germania e l’Italia comporrebbero il grosso di un futuro assetto difensivo europeo - se non si contano gli stati “extra” unione come il Regno Unito e l'Alleato americano. Queste informazioni si basano su “documenti ottenuti dai servizi speciali russi" e su interviste con "organi ufficiali rilevanti" - presumibilmente agenzie di intelligence - in Ucraina e in Europa, riporta il Rusi.

Sul piano prettamente operativo, conferma il portale Bellingcat (spesso associato ai servizi segreti britannici) si è posta una certa attenzione sui cambiamenti che riguardano il Gru, e sulle “troppe briciole digitali” lasciate sul campo; alludendo all’impiego di cellulari riconducibili ai russi e altre tracce telematiche che hanno supportato l’intelligence avversaria nella loro identificazione. Ciò avrebbe condotto a una riforma “radicale e accelerata” del sistema dopo l'inizio della conflitto con l’Ucraina. Nonostante questo però, al generale Andrei Averyanov, capo dell'Unità 29155 a cui stono stati attribuiti questo “noti fallimenti” nelle operazioni di spionaggio ed eliminazione, è stato affidato il ruolo di vice capo del Gru che ha contestualmente istituito un nuovo "Servizio per le attività speciali”.

La guerra "non convenzionale" di Mosca e la suddivisione dei compiti

A condurre parte di queste nuove "operazioni di spionaggio" dovrebbe essere dunque la nuova Unità 54654, appositamente progettata stabilire una nuova "rete" di spionaggio basata su agenti in grado di "passare il controllo anche sotto l'attento esame di un'agenzia di spionaggio straniera". Avvertono gli inglesi. Questo prevede l'intenzione di inserire le nuove spie in "ministeri non legati alla difesa" o in "aziende private" dalle quali poterebbero operare allargando la rete o agendo sotto traccia con stratagemmi che solo la finzione può suggerirci ed ispirarci in assenza di dati concreti.

Secondo l'analisi e la narrazione che viene proposta i servizi segreti russi, sempre a stretto contatto con le forze speciali note come Spetnaz, bacino di operatori altamente qualificati che hanno a lungo formato le loro fila, si sono sempre suddivise le operazioni lasciando al Gru la "parte militare" estera, con l'acquisizione di controllo sull'eredità della Wagner nel post-Prigozhin; mentre l'Fsb, come servizio interno ha mantenuto le "attività nazionali"; e l'Svr, come apparato rivolto all'estero, si è sempre occupato di quelle che vengono definite le "braccia mediatiche" basate sulle "fattorie di troll" e su quanto concerne l'attività cibernetica.

Il giornalista investigativo Andrei Soldatov ha spiegato come in passato "Fsb, Svr e Gru" avessero "una divisione dei compiti più chiara", mentre ora tutte le agenzie sembrano essere attive in più entrature, con un sforzo indipendente nel reclutamento di spie e profili da impiegare in ogni campo di questa "guerra non convenzionale". Sempre secondo Soldatov il presidente russo Vladimir Putin, vertice dell'Fsb dal 1998 e il 1999 e funzionario del Kgb che operava sotto copertura nella Stati della Germania Est, desidera "ripristinare la gloria del formidabile servizio segreto" dell'epoca sovietica. Per Soldatov un risultato dell'espressione della rinnovata efficenza dell'apparato spionistico russo si ritroverebbe dell'esfiltrazione dall'Italia di Artem Uss, costretto agli arresti domiciliari e braccato dagli americani dopo la fuga.

Per il Rusi il "rinnovamento dell'apparato di intelligence russo" arriva in un "momento cruciale della competizione tra est e ovest". Una conclusione appresa anche per merito delle numerose agenzie di spionaggio occidentali che hanno elevato lo stato di allerta al massimo livello da oltre un decennio: essendo proprio al limite di quella vecchia cortina di ferro dove i due blocchi si incontravano e si incotranto ancora.

Secondo il rapporto annuale divulgato dai servizi segreti norvegesi la priorità delle spie russe può essere considerata quella di "prepararsi" ad un futuro conflitto "non solo rubando segreti, ma allargando le crepe all'interno della Nato" e minando al contempo la ferma volontà di fornire "sostegno all'Ucraina", in America e in Europa.

Una missione resa più semplice dall'impasse che sembra permanere sul conflitto deflagrato di fatto due anni fa, ma progredito nella sua intensità nel corso di un decennio, che considerava la definitiva distensione dei rapporti tra Mosca e l'Occidente non solo come una meta tangibile, ma come un obiettivo comune.

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