Nell'arco dei prossimi cinque anni la Cina farà di tutto per rafforzarsi militarmente e ridurre il gap con Stati Uniti e Russia, ossia le altre due potenze globali. Numerosi analisti ritengono infatti che Pechino si impegnerà a modernizzare sia il proprio arsenale nucleare sia la propria "deterrenza strategica". L'obiettivo, del resto, rientra nella proposta relativa al 15esimo Piano Quinquennale (2026-2030) approvato la scorsa settimana dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Che cosa significa tutto questo? E quali sono le reali intenzioni di Xi Jinping? Cerchiamo di fare chiarezza.
Il rafforzamento nucleare della Cina
Come ha sottolineato il South China Morning Post, con deterrenza strategica Pechino intende generalmente l'uso delle forze nucleari. Il termine in questione è infatti già apparso in vari documenti governativi anche se adesso, per la prima volta in assoluto il concetto è stato collegato esplicitamente all'accumulo di armi nucleari e al mantenimento di un "equilibrio strategico e di una stabilità globali". È dunque lecito supporre che la Cina miri a ridurre il divario - ma non necessariamente a raggiungere la parità - con gli Stati Uniti e la Russia, che insieme detengono circa il 90% delle armi nucleari mondiali.
Timothy Heath, ricercatore nel campo della difesa internazionale presso la Rand Corporation, ha spiegato al Scmp che la Cina intende mantenere una "deterrenza nucleare credibile", ma anche "ridurre il rischio di una guerra nucleare" attraverso la non proliferazione nucleare. In altre parole, il gigante asiatico molto probabilmente aumenterà il proprio arsenale nucleare per garantire una capacità affidabile di secondo attacco. "Ciò potrebbe significare espandere l'arsenale a circa 1.000 testate", ha aggiunto Heath. C'è però un aspetto da considerare: che la forza nucleare Usa serve a dissuadere i nemici dall'attaccare gli Stati Uniti e i loro alleati in tutto il mondo, mentre Pechino deve solo dissuadere gli attacchi contro se stessa.
L'obiettivo di Pechino
Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), la Cina possiede circa 600 testate nucleari e ha aggiunto circa 100 nuove testate all'anno dal 2023. Il SIPRI stima inoltre che gli Stati Uniti abbiano un inventario totale di 5.177 testate, di cui 3.700 in scorte militari, mentre la Russia ne ha 5.459, di cui 4.309 in scorte militari. Il Dipartimento della Difesa degli Usa ha stimato che la Cina potrebbe raggiungere circa 1.000 testate entro il 2030. Anche se la Cina raggiungesse il massimo previsto di 1.500 testate entro il 2035, ha affermato il SIPRI, rappresenterebbe comunque solo circa un terzo delle attuali scorte russe e statunitensi.
Zhou Bo, colonnello in pensione dell'Esercito Popolare di Liberazione cinese, ha affermato che l'impegno significa che la Cina mira ad espandere il proprio arsenale nucleare a un livello tale da garantire che "nessun Paese osi contemplare un primo attacco nucleare" contro di essa. Trump ha ripetutamente invitato la Cina ad unirsi agli Stati Uniti e alla Russia nei colloqui sul disarmo nucleare, un'idea che Pechino ha respinto, citando la disparità nelle forze nucleari rispetto agli Stati Uniti. "", ha affermato il ministero degli Esteri di Pechino lo scorso agosto.
Ricordiamo che la Cina possiede una vasta gamma di missili a capacità nucleare.
Tra questi, il missile balistico a lungo raggio JL-1, il missile balistico lanciato da sottomarino JL-3, il DF-61, DF-31BJ e i missili balistici intercontinentali DF-5C, che si ritiene siano in grado di raggiungere gli Stati Uniti continentali.