Dolce & Gabbana Il giudice sicuro: «Nessuna truffa Tutto regolare»

Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana non hanno messo a segno nessuna truffa perché i passaggi che portarono alla costituzione di una società a loro riconducibile in Lussemburgo, dove vige un sistema fiscale agevolato, avvennero «alla luce del sole». Così il gup di Milano Simone Luerti motiva la sentenza con la quale il primo aprile scorso ha assolto i due stilisti dalle accuse di truffa ai danni dello Stato e infedele dichiarazione dei redditi per circa un miliardo di euro. Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura i due creatori di moda avevano creato in Lussemburgo una società, la Gado srl, per lo sfruttamento dei marchi per non pagare le tasse in Italia.
«La contestata natura artificiosa delle condotte poste in essere a vario titolo dagli imputati -osserva il gup nelle 29 pagine della motivazione del verdetto, - non è affatto scontata né evidente. Oltre alla cessione dei marchi non fittizia, si osserva che l’intera operazione si è realizzata alla luce del sole, dagli incarichi ai professionisti agli atti costitutivi delle società, alla loro denominazione.

Appare singolare -continua Luerti- una truffa il cui congegno artificioso forma oggetto di contratti e relazioni scritte dalle parti, come dimostrano le missive tra Luciano Patelli (commercialista del gruppo, anch’egli assolto, ndr) e il management di D & G». «L’operazione fu fatta alla luce del sole».

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