Il Dream Team da laboratorio

O si fa come i nostri telecronisti di Stato, che si piazzano due fettone di mortadella sugli occhi e urlano entusiasti «è l'anno della Spagnaaaaa», oppure si torna puntualmente e desolatamente allo scandalo di questi ultimi tre anni: continuano a vincere gli impuniti. Gli impuniti che non hanno mai avuto una punizione per l'Operacion Puerto, il colossale giro di doping ematico ospitato proprio dalla Spagna, nel cuore della capitale Madrid, dentro lo studio del ginecologo Eufemiano Fuentes (domanda: perché non farlo portabandiera olimpico, visti gli alti meriti conseguiti in patria?).
Per non dimenticare: negli elenchi della spettabile clientela che frequentava l'agognato studio medico c'erano atleti di tutto il mondo. Come ormai sanno anche nelle scuole materne, alcune zone del mondo si sono prese la briga di indagare sui propri atleti, ghigliottinandone parecchi, anche di primissimo piano. La Spagna, culla della vergogna, no: non s'è mossa la magistratura ordinaria e alla sua ruota non s'è mossa nemmeno la giustizia sportiva. Liberi tutti. Di continuare a correre e ovviamente anche di vincere, visto che nel frattempo la concorrenza era decimata. Lo capisce anche un tonto: correre i grandi giri senza Basso e Ullrich, è come giocarsi lo scudetto senza Juve e Milan. Un gioco da ragazzi. Casualmente, la statistica conferma: da allora, la Spagna ha vinto i tre Tour disputati. Già che c'era, quest'anno ha deciso di stravincere: ha vinto la Liegi-Bastogne-Liegi con Valverde, il Giro con Contador, il Tour con Sastre, ora pure le Olimpiadi con Sanchez.
Vincono sempre loro. Vincono tutto. Ovviamente, se passano i controlli, vincono legittimamente. Ma difatti il punto non è insinuare che siano dopati. Il punto è molto più alto e molto più grave: una pura e semplice questione di giustizia sostanziale. Il punto è che se la Spagna fosse l'Italia o la Germania, cioè un Paese che persegue i suoi dopati, tanti bei nomi del Dream Team iberico adesso non sarebbero in giro a dominare gare. Sarebbero a casa, con Basso e Ullrich, a scontare le loro pene. Tanto per non fare nomi: il popolare Valverde era a Pechino, accolto dalla dichiarazione di McQuaid, presidente della federazione ciclistica internazionale: «Sarebbe meglio non fosse qui. Ci sono fortissimi indizi che sia coinvolto nell'Operacion Puerto, assieme ad altri corridori spagnoli, ma il loro Paese non si è mai mosso per fare luce sul caso...».

Non è la meschina recriminazione di un italiano che parla per invidia, dopo aver perso un'altra gara: è la dichiarazione ufficiale del massimo dirigente mondiale. Eppure, la Spagna continua imperturbabile a correre e a vincere. Niente da dire: ha ragione la Spagna. Ha capito tutto. Viva la Spagna.

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