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Droga, i Sert si ribellano alle accuse del sindaco

Stop del Comune ai fondi per gli scambiasiringhe I gestori: «Se le cose sono cambiate è anche grazie a questo»

Desta polemiche la bocciatura dei Sert da parte di Letizia Moratti. «Daremo soldi solo a chi si impegni nel recupero integrale e nel reinserimento lavorativo, non più a chi punta alla riduzione del danno, come i Sert (che però ricevono fondi dalla Regione, ndr)» ha minacciato il sindaco. «Non siamo d’accordo», rispondono gli addetti ai lavori, quelli che coi tossicodipendenti lavorano ogni giorno. Pazienti sempre più diversi dagli eroinomani emarginati di un tempo. L’ultimo dato parla chiaro: secondo l’analisi delle fognature milanesi operata dall’Istituto Mario Negri, 20 abitanti su mille farebbero uso di cocaina, un numero che raddoppierebbe nel weekend. Come aiutarli? «La nostra funzione principale è la cura - precisa il dottor Maurizio Trombini del Sert di via Canzio -. Quando non è possibile, ci dobbiamo accontentare di altri risultati». Trombini provoca: «Cosa dovremmo fare, lasciare che i malati terminali muoiano? La nostra cultura ci porta a trattare anche il malato che non possa essere curato». Le modalità d’aiuto sono diverse: dal sostegno psicologico all’inserimento nei servizi sociali, fino alle terapie per la riduzione del danno. «Quando non ci sono alternative - spiega - somministriamo farmaci sostitutivi come il metadone. Può essere il primo passo verso un percorso di guarigione».
Non solo i Sert al centro della polemica. La Moratti ha parlato chiaro: «Non daremo più soldi per gli scambiasiringhe». A Milano queste macchine, figlie dell’emergenza Aids degli anni Novanta, sono 18: dalla stazione Centrale a piazza Firenze, da viale Fulvio Testi a viale Ortles. «L’installazione - spiega Franco Zuin del Dipartimento dipendenze del Comune che le gestisce - fu decisa proprio dal Comune 10 anni fa. Se ora sono cambiate molte cose lo dobbiamo anche a questa politica». Il sistema è semplice: si mette dentro una siringa sporca e gratis ne viene erogata una nuova, sigillata. Fino a 3 anni fa, su 100mila siringhe distribuite ogni anno, ben 80mila venivano restituite. «Prendiamo atto dell’opinione del sindaco, ma non possiamo fare a meno di ricordarle che questi interventi, seppur di bassa soglia, sono importanti». Se i Sert si rivolgono a chi ha già riconosciuto il problema e vuole uscirne, i servizi del Dipartimento dipendenze cercano di avvicinare i tossicodipendenti che non hanno voglia di voltare pagina, attraverso le Unità notturne e i due centri di Drop-in. «Con le unità di strada - spiega Zuin - andiamo nei luoghi dello spaccio. Non distribuiamo solo siringhe e preservativi, ma cerchiamo di aprire gli occhi ai nostri utenti. Nei due centri Drop-in inoltre, diamo ai tossici la possibilità di lavarsi, fare il bucato, ricevere informazioni». Gli utenti sono circa cento al giorno, alcuni passano per non tornare, altri cominciano da qui il cammino verso la guarigione».
Un metodo molto diverso da quello intrapreso dalla Comunità Exodus.

Secondo il fondatore, don Antonio Mazzi, «si potrebbero spendere meno soldi per queste attività finanziando maggiormente la prevenzione, ma tutte le strutture sono importanti, e non bisogna certo ingaggiare una lotta tra comunità e servizio pubblico».

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