Nel 1915 Angelo e Ines Parini aprirono, in via Cappellini a Milano, una drogheria specializzata nella vendita di prodotti gastronomici di qualità. Importarono per primi dall'Inghilterra il whisky White Label, i biscotti della Huntley Palmers e le marmellate Coofers. Stimolati dal successo, i Parini, nella metà degli anni Trenta, si trasferirono in via Montenapoleone. «Ai nonni subentrò mio padre Aristide», spiega Emilio che, assieme al fratello Angelo, gestisce ora la drogheria, spostata dal 1985 in via Borgospesso 1, nello scantinato, ristrutturato e reso accogliente, che fungeva da magazzino. «La nostra filosofia di vendita è rimasta la medesima: offrire prodotti alimentari confezionati, di alto valore qualitativo, per la maggior parte introvabili in altri punti vendita. Il negozio di chi cerca qualcosa di prelibato e di diverso».
La merce arriva da ovunque. «Ci riforniamo da piccoli e bravissimi artigiani sparsi un po' in tutta Italia. Sono molti, magari poco noti, ma che costituiscono una risorsa economica del nostro Paese. Riceviamo da loro continuamente lettere, visite e telefonate. Abbiamo pasta preparata in ogni regione tra cui trofie squisite, prodotte a Rapallo, biscotti (una signora di Biella assieme al figlio e al genero ne fa di deliziosi), sughi di una bontà incredibile come quelli di un nostro fornitore di Lodi, marmellate e una mostarda, adatta per accompagnare i formaggi, oli pregiatissimi dalla Toscana come dall'Umbria. Una riseria di Novara produce esclusivamente per noi ogni varietà di riso preparando anche, in una confezione a parte, gli ingredienti liofilizzati per condirli, ad esempio gli asparagi. E poi caffè, tè... e per i vini cerchiamo di selezionare il meglio. Disponiamo di 480 rossi, oltre 300 bianchi più pregiati aceti balsamici e champagne, di grandi e piccole marche».
La chiave del successo di Parini non è solamente la qualità. Bisogna dare atto ad Angelo ed Emilio di essere riusciti a mantenere un'impronta, un'atmosfera d'altri tempi avvertita dagli acquirenti, specie se milanesi, appena entrano nel negozio. Passione per la vendita, cortesia, affabilità sono del resto qualità rare al giorno d'oggi. «Pur essendo cambiate le abitudini alimentari per i ritmi esasperati della vita moderna, siamo riusciti - osserva Emilio - a mantenere una clientela di riguardo, a cominciare dalla famiglia Moratti (ho fatto il militare con Massimo di cui sono rimasto amico). E anche numerosi giapponesi, credo l'80% di quelli che visitano Milano vengono da noi sulla scia di un'esposizione tenuta a Osaka nel 95. Hanno una gran voglia d'imparare e sono curiosi di assaggiare ciò che vendiamo. Da un po' si presentano anche i cinesi, ma a differenza dei negozi di moda e di pelli vicini al nostro, mancano i russi».
E gli italiani? «Quando cominciai a lavorare giovanissimo, (andavo a giocare con i trenini elettrici da Angelo Rizzoli nella sua abitazione di via del Gesù), gli acquirenti erano solo italiani, e nella via non si vedevano stranieri. Adesso sono in numero minore. Vengono soprattutto a Natale per comperare cesti da regalo... compresi i panettoni. Quattro anni fa, a Roma, abbiamo ricevuto il premio per il miglior panettone d'Italia. I panettoni (e le colombe pasquali) sono prodotti da un giovane artigiano di Alba. Eccezionali. Sulla clientela vorrei però aggiungere, e mi spiace, la mancanza dei giovani che hanno perso il gusto e la tradizione dell'alimentazione tradizionale».
Qualche ricordo di via Montenapoleone. «Era totalmente diversa da quella odierna. Vi passava l'autobus O che faceva capolinea in Piazza Firenze. Oltre a gioiellerie e pelliccerie c'era il fruttivendolo Moretti, accanto al noto, specie per le affascinanti donne che lo frequentavano, bar Mario, il salumaio di Montenapoleone con il negozio sulla strada, ancora rinomato, ma spostatosi all'interno di un cortile, un negozio di alimentari e un bar, dove oggi si trova Ferragamo. Mia zia, all'angolo di via del Gesù, aveva una panetteria. In via Borgospesso esisteva una piccola trattoria che preparava polenta, accanto a una drogheria, un fruttivendolo e una polleria... È rimasta solo la pasticceria Cova. Noi ci trovavamo all'angolo di via Santo Spirito nel negozio acquistato da Valentino. Abbiamo deciso di vendere perché avevamo compreso che i tempi stavano cambiando».
I Parini lavorano molto, dalle 7 del mattino alle 8 di sera, con entusiasmo, ma il futuro, non lo nascondono, è incerto. I figli svolgono altre professioni, le istituzioni non vengono in aiuto ai negozi storici, almeno mediante un contributo nel pagamento delle tasse o degli affitti.
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