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A due anni dall’indulto tornano a scoppiare le celle di San Vittore

Si aggrava il problema del sovraffollamento nel carcere di San Vittore: i detenuti attualmente rinchiusi sono infatti 1424, quasi 500 in più rispetto alla capienza consentita dalla struttura. Vale a dire una cifra non molto lontana dai 1300 carcerati pre indulto. Una situazione comunque in linea con il resto della Lombardia, dove in tutto ci sono 18 carceri con 8.300 reclusi, 3mila oltre la capienza massima.
«La nostra regione è in assoluto la più sovraffollata - racconta la direttrice di San Vittore, Gloria Manzelli -. È all’ordine del giorno trasferire i detenuti di San Vittore, dopo il primo grado di giudizio, non solo in altre carceri lombarde, ma addirittura in altre regioni».
Molti carcerati sono giovani: «Negli ultimi anni il numero dei detenuti appena maggiorenni è decisamente aumentato - spiega -. Una circostanza collegata all’aumento degli immigrati in Italia: la maggior parte di loro è giovane, e di riflesso c’è un aumento dei rinchiusi di età inferiore ai 30 anni».
Fra le nazionalità maggiormente rappresentate ci sono i magrebini in testa, seguiti da albanesi e cittadini dell’Est europeo, romeni in particolare. Un’altra tendenza è quella dell’aumento dei reclusi per reati legati alla droga. «Finiscono infatti in cella molti adolescenti sorpresi con l’ecstasy fuori dalla discoteca, o giovanissimi fermati con pochi grammi di hashish» puntualizza la direttrice.
Secondo Gloria Manzelli, tutto ciò rappresenta anche un fallimento del sistema di recupero delle persone: «Tanti potrebbero salvarsi facendo ricorso ai servizi sociali - continua -, come gli alcolisti che compiono reati durante le crisi di astinenza, o individui con disagio psichico, oppure chi si limita a rubare cibo dagli scaffali del supermercato...».


Dal carcere, insomma, arriva la richiesta di interventi preventivi: «La prevenzione aiuterebbe meglio di altre cose - conclude -. E non mi rivolgo solo ai servizi sociali ma anche alla cerchia di amici, famigliari, colleghi di lavoro. Tutte persone che dovrebbero accorgersi del disagio sociale e psichico di chi gli sta vicino».

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