E alla sera cena in piazzetta con figlia e nipote

E alle nove della sera, il Cavaliere smette i panni del leader per indossare quelli del nonno. Perché dopo la giornata con i giovani industriali a Santa Margherita, gli incontri di lavoro con Diana Bracco, Emma Marcegaglia, Maurizio Sacconi e Federica Guidi nella sua villa arroccata sul promontorio di Paraggi, Silvio Berlusconi compare all’improvviso sul porticciolo di Portofino tenendo per mano il nipotino Alessandro, 2 anni, e accompagnato dalla figlia Barbara in imminente attesa.
Ed è subito il solito fioccare di «grazie Silvio» e di «Forza presidente» dei turisti in vacanza, l’immancabile tempesta di flash professionali dei fotografi sempre in agguato, così come dei lampi ben più tenui di decine di telefonini di cumenda e sciure plaudenti. E lui in mezzo, beato, in uno di quei bagni di folla che sembrano rigenerarlo.
In realtà, il suo era un arrivo annunciato. La voce aveva cominciato a spargersi già in tarda mattinata, trovando muta conferma nel lungo tavolo prenotato e apparecchiato fin dal pomeriggio sotto la veranda del ristorante Puny, il suo ritrovo preferito quando si trova in zona.
«Il signore è inglese, digli nella sua lingua che gli auguri una bella giornata», dice il Cavaliere chinandosi sul nipotino. «Have a nice day» scandisce lo scricciolo con sicurezza, suscitando il visibile orgoglio del nonno. Orgoglio subito dopo amplificato dall’enumerazione senza incertezze del first grandson: «1, 2, 3...». E così via spedito, fino al 10. A un certo punto il piccolo Alessandro saluta alcuni bambini vicini a lui: «Ciao bimbi, ciao bimbe». «È come il nonno, gli piacciono le minorenni», ironizza il premier.
E poi, dopo aver preso in braccio il nipotino, Berlusconi si dirige verso il tavolo dove ad attenderlo, tra gli altri ospiti, ci sono Marco Tronchetti Provera e la moglie Afef. Prima però lo ferma un tipo bizzarro, che gli porge un libro. «Presidente, se mi permette, questo è un suggerimento per eliminare gli ultimi comunisti».

E lui, visibilmente divertito: «La ringrazio del pensiero, ma mi sembra che abbiamo già fatto».
Alla fine della cena l’amico ristoratore gli strappa l’ultima battuta, tra strette di mano e nuovi flash dei fotografi: «Mi hanno detto di tutto, ci manca solo che dicano che sono gay...».
GMat

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