Ecco i peggiori «ecomostri» della Lombardia

I Verdi: «Non sempre sono costruzioni abusive. A volte nascono dall’ignoranza»

Giacomo Susca

Viale Forlanini deturpato da un palazzone di vetro e cemento, l’Aprica violentata da una mansarda di quattro piani, un albergo gigante poggiato sulla spiaggia di Mandello al Lario e persino un ex cinema a luci rosse nel Bergamasco, che sembra un enorme asciugacapelli di cemento. E quattro fotografi d'assalto (Alessio Strambini, Marco Ponzi, Alessandra Semprebianco e Alberto Micheli) armati di cellulare con fotocamera, normali cittadini che si fanno sentinelle contro le brutture architettoniche che tormentano la Lombardia. Sono i vincitori del concorso «Nonsolopuntaperotti», indetto dall'omonima associazione e dalla rivista Verde Ambiente. Una sfida a colpi di scatti a caccia dei peggiori mostri ecologici sul territorio regionale.
Da giugno a settembre, durante tutta l'estate, sono stati inviati 75 mms alla giuria del premio, composta da fotografi, ambientalisti, esponenti politici regionali e giornalisti. Alla fine si scopre che il triste quanto famoso scempio chiamato Punta Perotti - l'ecomostro del lungomare di Bari demolito lo scorso aprile - non è affatto un esempio isolato e lontano. Anche la Lombardia, purtroppo, si candida al ruolo di teatro dell'orrore architettonico. Ecco le prove: le fotografie rubate da vacanzieri e residenti per nulla rassegnati al cattivo gusto o, peggio, alla speculazione edilizia. Tra scheletri suburbani e ville improponibili incastonate nel verde delle montagne, centri commerciali come cattedrali nel deserto e fabbriche arrugginite, il campionario degli orrori è quanto mai ricco. «Per quanto non tutte le segnalazioni arrivateci - avverte l'ideatore della competizione, il consigliere regionale dei Verdi Marcello Saponaro - siano “ecomostri” nel vero senso del termine perché spesso dotati di tutti i permessi del caso. Ma di sicuro si tratta di brutture che sono il risultato dell'ignoranza e della cattiva coscienza degli amministratori. Ad ogni modo - fa notare Saponaro - la partecipazione dei cittadini lombardi testimonia un interesse diffuso alla tutela paesaggistica e la sempre maggiore capacità critica nei confronti delle scellerate scelte urbanistiche che talvolta vengono prese nella nostra regione».
Eppure secondo Uliano Lucas, fotoreporter e giurato del concorso, questo non basta. «C'è ancora troppa indifferenza rispetto a quanto accade intorno: le attività produttive, la costruzione di nuovi quartieri e la speculazione creano ecomostri che deturpano l'ambiente e provocano altri problemi di natura sociale». Attraverso la curiosità e la passione dei partecipanti la fotografia riacquista la funzione di denuncia e sensibilizzazione contro lo sfruttamento degli spazi pubblici. «Scattando foto col cellulare - spiega Lucas - i cittadini raccontano il disagio nell'assistere alla rapina del proprio territorio».
L'anno prossimo gli organizzatori hanno in mente di estendere la “caccia” all'intero territorio nazionale, mentre il consigliere regionale verde nonché giurato per l'occasione, Carlo Monguzzi, pensa alle contromisure da adottare: «Abbatterne uno per educarne cento e non costruirne più».

Intanto il collega Saponaro si dice pronto a scrivere a tutti gli assessori delle località immortalate così da ottenere spiegazioni e, laddove possibile, ipotesi di intervento per eliminare gli obbrobri. Stando alle recenti dichiarazioni dell'assessore milanese alla Cultura Vittorio Sgarbi, proclamatosi paladino dell'estetica in città, è lecito attendersi piena collaborazione in tal senso.

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