Cultura e Spettacoli

«Ecco Johnny Cash un mito tra country droga e passioni»

Joaquin Phoenix, protagonista con Reese Witherspoon di «I Walk the Line»: «Non ho mai cantato in vita mia, per fare il film ho studiato sei mesi»

Claudia Laffranchi

da Los Angeles

A poca distanza da Ray, il film su Ray Charles che lanciò la carriera di Jamie Foxx (premiato con l’Oscar) sta per arrivare sugli schermi americani (il 18 novembre) un'altra pellicola dedicata a un mito della musica americana: Johnny Cash. In I Walk the Line (già in odore di Oscar). Il re del country, chiamato «l'uomo in nero», è interpretato da Joaquin Phoenix, che per l'occasione canta tutte le canzoni. Ma Phoenix fatica a emozionare lo spettatore e a trasmettergli le gioie e le sofferenze di Cash. Avvincente è invece l'interpretazione di Reese Witherspoon, che dà vita al grande amore di Cash, la cantante country June Carter. La Witherspoon, specializzata in commedie brillanti, si rivela un'ottima attrice drammatica, nonché una brava cantante, e i capelli castani la rendono più affascinante e più donna del solito. Johnny Cash e June Carter, entrambi morti nel 2003, hanno dato la loro benedizione a James Mangold per questo progetto, sul quale il regista ha lavorato per una decina d'anni. Il suo film, che esce un anno dopo Ray, sembra anch’esso destinato al successo, anche a causa dei parallelismi tra la vita dei due musicisti: la povertà, la morte del fratello davanti ai loro occhi, la dipendenza dalla droga, la lotta per conquistare il pubblico.
Sapevate cantare prima di questo film?
Joaquin Phoenix. «Non ho mai cantato, nemmeno in macchina o nella doccia. Non so perché il regista abbia scelto me prima ancora di sapere se avrei imparato a cantare. Il mio istinto era quello di cantare più acuto, non più basso. All'inizio pensavo che se mi fossi piegato avrei avuto la voce più bassa, come Cash, ma non funziona così.
Reese Whiterspoon. «Da piccola volevo fare la cantante country, perché ero ossessionata da Dolly Parton. Volevo diventare un'attrice di Broadway, ma dopo aver preso un anno di lezioni di canto mi hanno detto che era meglio che recitassi».
Come vi siete preparati per i vostri ruoli?
P: «Per sei mesi prima delle riprese ho preso lezioni di canto e di chitarra, e mi allenavo a casa cantando assieme ai dischi di Johnny. Ho imparato a suonare la chitarra ma non l'ho più toccata dopo le riprese. Appena finisco di girare il mio corpo rifiuta il ruolo, non guardo mai nemmeno i miei film».
W: «Ho ricominciato tutto dall'inizio. Ho preso lezioni di canto per sei mesi, ho imparato a suonare l'autoharp. È stato duro far finta di essere una musicista professionista, ero molto nervosa».
Durante la lavorazione avete incontrato Johnny e June?
P: «La difficoltà nell'interpretare un persona conosciuta e contemporanea è il fatto che ognuno ha aspettative diverse, e pensa di sapere se quello che hai fatto è accurato o no. Sul set tutti, dall'elettricista al cuoco, mi hanno dato consigli in base alla loro opinione su Johnny. Con un personaggio di fantasia c'è più libertà di interpretazione. Ma nel contempo in un film così c'è il vantaggio che non devi contare solo sulla tua immaginazione, o sulle idee dello sceneggiatore e del regista, perché puoi basare le tua ricerca su dischi, filmati, e ricordi di persone che sono state vicine ai protagonisti».
W: «No, sono morti poco prima che iniziassimo a girare. In ogni caso le vicende descritte sono accurate, e i Cash hanno approvato il copione. Il regista mi ha ricordato che June aveva una specie di doppia personalità. Sul palco era buffa e spumeggiante, ma nella vita era molto pratica. Io conosco bene la musica country perché sono cresciuta a Nashville e amo la Carter Family, Dolly Parton, Loretta Lynn. Chiaramente è uno stress supplementare portare sullo schermo persone realmente esistite, ma so che i loro figli hanno visto il film e sono soddisfatti, e ciò mi rende molto felice».
Ci sono somiglianze tra di lei e Cash, magari il prezzo da pagare per il successo? (Phoenix si è disintossicato dall’alcol come Cash dalla droga).
P: «Io non ho avuto le stesse esperienze: lui è diventato un successo nottetempo a ventidue anni, quando il suo primo disco schizzò in testa alle classifiche country-western, e inoltre aveva un ritmo di vita stressante, sempre in tour. Per fortuna la mia fama è stata lenta e graduale».
W: «Io invece mi sento molto vicina a June Carter: come lei ho due bambini, sono sempre in giro per lavoro, e cerco di bilanciare al meglio carriera e famiglia, il che non è sempre facile.

E nella quotidianità sono molto meno frizzante dei personaggi dei miei film, e vivo una vita normalissima - molti direbbero monotona - con mio marito e i miei figli».

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