Ecco come Monti è «evaso» dalla Scuola Romana

Di fronte ad opere tanto familiari quali quelle di repertorio per un pittore considerato di Scuola Romana e ad un nome non altrettanto frequentato, viene spontaneo giocare alle somiglianze. Un po’ perché la Scuola Romana - che poi in effetti ampio spazio concettuale copre questa definizione comoda e generosa -, così dentro all’identità culturale della città, tanto carica di emozioni storiche, induce al riconoscimento affettivo, un po’ perché in effetti gli scambi, le reciproche influenze, il dialogo tra artisti a suon di opere e i percorsi comuni rendono l’operazione doverosa oltre che facile.
Così accade che qualche artista resti sotto il cappello della scuola e delle sue amicizie e venga dimenticato persino dalla critica; la meno accorta, perché ad esempio, nel 1986 Fabrizio D’Amico inseriva Rolando Monti nella mostra modenese Roma 1934.
Oggi al Museo Boncompagni Ludovisi si tiene una mostra interessante di opere di Rolando Monti, che nacque a Cortona e visse tra Roma e Rapallo, dove la famiglia si trasferì nel 1923, ripercorrendone le tappe salienti dagli anni Trenta agli Ottanta, con disegni, dipinti e progetti di vetrate artistiche.
La cornice è dunque la bella dimora principesca adibita a luogo espositivo di una parte della collezione della Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, da qualche anno dedicata ad esposizioni di artisti del Novecento meno noti al pubblico; qui si riscopre un artista che costruisce con il colore le sagome indurite, lignee o eburnee, delle figure femminili, che scolpisce i volti con rigore cubista nella scansione delle ombre e sensibilità tonale nel colore pieno e caldissimo delle vesti e dei corpi. Si scoprono incursioni in un cauto ma sufficientemente inquieto espressionismo in figure mascherate ed elementi che lo avvicinano alla pittura francese di Bonnard nel rapporto ambiguo tra figure e spazio.
L'iter prosegue attraverso i tentativi informali, l’accostamento ai segni di Capogrossi e le successive astrazioni. Straordinari i «Semprevivi» del 1942, irrorati di sangue, ancora accesi di sole e di linfa benché recisi, né figura e né astrazione, solo un memento vitae di pittura pura come quella felice di Mafai, di Ziveri, di Cavalli.


Informazioni utili: Rolando Monti. «Dal tonalismo all'astrazione lirica». La mostra rimarrà aperta fino al 28 febbraio 2010 Museo Boncompagni Ludovisi, Via Boncompagni 18, martedì-domenica ore 10-13/15-18. Info: 0642824074

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