
La Cina continua a ripetere che "non ci sono vincitori nelle guerre tariffarie e commerciali". Di sicuro i dazi di Donald Trump non sono ancora riusciti a bloccare l'enorme macchina macchina dell'export di Pechino come invece auspicava il presidente statunitense. Basta dare un'occhiata agli ultimi dati: è vero che le esportazioni del Dragone verso gli Usa sono crollate a causa delle tariffe, ma quelle globali sono cresciute di quasi il 6% nella prima metà del 2025. Cosa significa? Semplice: che il Made in China ha preso nuove strade ma non è stato affatto bloccato da Trump. I prodotti cinesi hanno smesso di affluire nel mercato statunitense ma hanno trovato altri terreni fertili: Sud Est Asiatico, Medio Oriente, America Latina, India (e Asia in generale) e pure, in parte, Unione europea. Non solo: la Cina ha compensato i forti cali nelle categorie di prodotti di fascia bassa con beni hi-tech.
I dazi Usa e l'export della Cina
Gli esportatori cinesi hanno visto crescere la domanda esterna proveniente da altre economie extra Usa, che ha di fatto contribuito a compensare gran parte dell'impatto negativo riscontrato negli Stati Uniti. A maggio, le spedizioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate di quasi il 35% su base annua. Tuttavia, nello stesso mese, l'export cinese è comunque cresciuto di circa il 5%, grazie alla rapida crescita del commercio dirottato altrove. Scendendo nel dettaglio, nella prima metà dell'anno le esportazioni del Dragone verso il resto del mondo sono cresciute del 5,9% rispetto al 2024, sfidando le aspettative di un rallentamento generalizzato. Secondo una recente analisi di ING, inoltre, questa crescita è derivata dagli scambi commerciali con il Sud-est asiatico, l'Ue, l'America Latina e l'India.
Gli analisti di Goldman Sachs hanno invece scritto che le esportazioni cinesi sono state "resilienti", in parte grazie alla deviazione degli scambi commerciali e che questa resilienza deriva dalla "fluidità del commercio di beni e dalla capacità degli esportatori cinesi di reindirizzare i flussi commerciali". Come ha sottolineato Business Insider, c'è stato un cambiamento nei settori ad alta tecnologia e ad alta intensità di capitale. Le esportazioni di semiconduttori, batterie al litio, veicoli elettrici e componenti meccanici, per esempio, hanno registrato una crescita a due cifre in punti percentuali nella prima metà dell'anno e si stanno sempre più dirigendo verso acquirenti non statunitensi.
La resilienza del Dragone
Questa diversificazione sta contribuendo a compensare i forti cali nelle categorie tradizionali di fascia bassa, come giocattoli, mobili e calzature, che sono state duramente colpite dai dazi e sono più facilmente sostituibili da fornitori alternativi. Un esempio? Le esportazioni cinesi di automobili sono cresciute dell'8,1% su base annua nella prima metà dell'anno; nel 2024 solo il 2,1% delle esportazioni totali di automobili cinesi è stato destinato agli Stati Uniti, mentre il 14,6% è andato all'Unione Europea.
Gli analisti prevedono che la crescita della Cina rallenterà nella seconda metà dell'anno, soprattutto con l'affievolirsi degli effetti del pre-caricamento verso i Paesi di transhipment. Tuttavia, le esportazioni continueranno a essere un fattore chiave per l'economia del Dragone, aiutando potenzialmente il Paese a raggiungere il suo obiettivo di crescita di circa il 5% quest'anno.
"Finché la crescita globale sarà stabile e la domanda finale sarà sana, è probabile che le esportazioni cinesi continueranno ad aumentare, data la loro estrema competitività e le difficoltà delle tariffe bilaterali nel ridurre i flussi commerciali complessivi", hanno concluso gli analisti di Goldman Sachs.