
Sabato mattina Leone XIV ha ricevuto il presidente dell’Argentina, Javier Milei, e nel corso dell’udienza è avvenuto qualcosa di piuttosto particolare. Milei s’è presentato dinanzi al papa con quattro libri, di cui ha fatto omaggio al pontefice: oltre all’ultimo Hayek (contro la presunzione dei pianificatori sociali) e a due volumi di Jesus Huerta de Soto, il presidente libertario ha dato un volume scritto a quattro mani da Huerta de Soto e da un giovane economista italiano, Bernardo Ferrero, dal titolo Pandemia e dirigismo: come uscire da uno stato di crisi permanente (edito da IBL libri).
L’episodio può apparire di poco rilievo, ma certo segnala quanto sia eccentrica – nel mondo d’oggi – una figura come quella del presidente argentino. Per più di un motivo. Si tratta di un dottrinario, ma di una specie particolare. Non abbiamo insomma a che fare con un pragmatico senza principi e valori, persuaso che costrizione e libertà siano sullo stesso piano: l’importante è che «prendano il topo» (per ricordare la formula di Deng Xiaoping). Al contrario, Milei è un uomo di cultura che, dopo avere condiviso per anni una visione mainstream della società e dell’economia, ha scoperto l’originalità e la potenza teorica della scuola austriaca: anche nelle sue versioni più recenti, come nel caso di Huerta de Soto e dei suoi allievi.
In fondo, questa centralità del pensiero teorico e dei volumi non è del tutto sorprendente. Larga parte del Novecento è stata segnata dall’azione di classi politiche – si pensi ai regimi marxisti – che basavano la loro azione su filosofi ed economisti. Nel caso di Milei, però, la biblioteca che egli vuole incarnare non esalta la presunta superiore razionalità dei politici e dei burocrati, ma al contrario punta a restituire alla società la piena libertà di organizzarsi da sé, sulla base di elementari regole giuridiche.
Questo politico che regala libri non pensa di avere trovato in questo o quell’autore la giustificazione a gestire dall’alto la vita degli altri.
Al contrario, egli ritiene che chiunque (incluso il Pontefice) debba farsi sempre più consapevole dei limiti di un’azione governativa che si crede razionale e che, nei fatti, moltiplica il caos e la conflittualità.Non resta allora che augurare a Leone XIV una buona lettura: sono testi che meritano attenzione, soprattutto quando si ha a cuore la dignità, la libertà e la prosperità degli esseri umani.