Per sbloccare i suoi dazi interni che paralizzano il mercato unico l'Unione europea deve "estendere il meccanismo di voto a maggioranza qualificata alle aree da cui dipende la crescita futura". È stato questo il messaggio lanciato ieri dalla presidente della Bce, Christine Lagarde (nella foto), allo European Banking Congress a Francoforte. Sottolineando che in diverse materie "il requisito dell'unanimità impedisce progressi significativi verso il completamento del mercato interno" a partire dal fisco, dove "riforme come l'armonizzazione dell'Iva e il consolidamento delle tasse sulle imprese sono bloccate a causa di veti nazionali" che costringono le imprese "a navigare in un labirinto di regimi fiscali frammentati" a scapito in particolare delle imprese digitali europee. Secondo Lagarde, la complessità dei diversi regimi fiscali in Europa, blindata dai diritti di veto nazionali, "rende il terreno di gioco favorevole alle grandi imprese Usa, che possono assorbire i costi associati, esattamente il contrario di ciò di cui l'Europa necessita se vuole far crescere i suoi campioni digitali". Quindi, "muovere verso un sistema di voto a maggioranza qualificata, usando quando necessario la clausola passerella che permette al Consiglio Ue di spostare aree specifiche dalla votazione unanime alla maggioranza senza modificare i trattati, aiuterebbe a rompere questa situazione di stallo". Poi ha ricordato che le vulnerabilità dell'Europa nascono dall'avere "un modello di crescita orientato verso un mondo che sta gradualmente scomparendo".
La presidente della Bce ha individuato anche altri due meccanismi per superare i dazi interni dell'Europa e rilanciare la crescita. "Il primo è rilanciare il principio del mutuo riconoscimento" che fa sì che la vendita di beni o servizi autorizzati in uno Stato membro sia consentita in tutta la Ue senza dover essere autorizzata in ciascun Paese. Un regime simile al passaporto bancario europeo, che andrebbe esteso ai servizi digitali, "migliorando l'interoperabilità ed eliminando i costi occulti".
Il terzo meccanismo per rilanciare il mercato interno e superare le barriere fra gli Stati europei, secondo Lagarde, è "un approccio radicale alla semplificazione" che passerebbe "non dall'abrogare le regole esistenti, ma creando un nuovo 28esimo regime, ossia una cornice legale europea che affianca i regimi nazionali piuttosto che sostituirli". Ciò permetterebbe alle imprese "di optare per un singolo quadro europeo di regole in aree specifiche, senza richiedere la piena armonizzazione da parte di ciascun Paese dell'Unione".
Lagarde, il cui mandato scadrà nell'ottobre del 2027, vuole da tempo rivedere i trattati per imporre rapidamente delle decisioni su tutti e 27 gli Stati.
Il rischio da evitare, però, è che la Bce si trasformi in un organo politico riducendo i governi nazionali ad una sorta di amministratori di condominio. L'input non deve diventare un diktat. Del resto, la stessa premier Giorgia Meloni ha sempre detto di voler condividere le proposte con i partner Ue "ma le scelte possono essere diverse".CC