In casa Bmw, a Monaco di Baviera, ci si prepara al cambio della guardia: Norbert Reithofer, il 13 maggio lascerà il volante del gruppo a Harald Krüger, 49 anni, attuale capo della produzione. È lo spunto per iniziare il nostro faccia a faccia con Ian Robertson, membro del board bavarese e responsabile del marketing e delle vendite.
Come vivete all'interno del gruppo l'imminente passaggio delle consegne?
«Il dottor Reithofer ha detto chiaramente che il cambio generazionale è importante. Credo che la situazione sia positiva per il gruppo. Krüger ha maturato un'esperienza importante in azienda in divisioni differenti. Porterà una visione nuova. Reithofer diventerà presidente del consiglio di sorveglianza, assicurando continuità di direzione e anche nuova energia nel cambio generazionale».
Bmw ha annunciato 8mila assunzioni, Fca altre 1.500 e lo stesso fanno altre case. Significa che l'auto ricopre ancora un'importanza strategica, in Europa, in termini economici.
«Nell'automotive si sono affermate tecnologie che richiedono capacità nuove in termini, a esempio, di elettronica e digitalizzazione. Vogliamo incoraggiare nuovi sviluppi in questa area e anche la crescita di nuove persone in azienda».
Innovazione uguale più occupazione.
«Negli ultimi due o tre anni abbiamo introdotto grandi novità nei materiali: a esempio, la fibra di carbonio che abbiamo visto sulla Bmw i8. Per fare questo abbiamo inserito in azienda persone provenienti dal tessile, dato che la fibra di carbonio è più vicina a quel mondo. In Europa, l'industria si sta muovendo in questa direzione di sviluppo».
Il Bmw Group è destinato a restare autonomo?
«Come azienda siamo fieramente indipendenti, ma anche pronti a collaborare con altre imprese. Negli ultimi 4 anni abbiamo sviluppato una partnership con Toyota e, per quanto riguarda i motori, collaboriamo con altri come fornitori. Questa strategia funziona e, a dispetto di quello che possono dire altri manager, fare oltre 2 milioni di auto è molto profittevole se lo fai nel modo corretto».
Vi spaventa l'ingresso di Google e Apple nel mercato dell'auto?
«Non sottostimiamo mai la competizione. Nel mondo ci sono soltanto tre premium global player , ma ci sono anche competitor forti localmente e alcuni di nicchia. Tutto questo accresce l'intero comparto e se si aggiungessero altri, come Google e Apple (una è un'azienda Internet, l'altra di prodotto), questo non farebbe che andare nella direzione che dicevo prima. Rispettiamo i competitor, ma allo stesso tempo ci prepariamo al futuro. Come azienda siamo orientati a guardare avanti e credo che questo sia una delle chiavi del nostro successo. E lo sarà anche in futuro».
A Milano è tornato un manager italiano alla guida della filiale. È questa la nuova strategia nei vari Paesi?
«Quando abbiamo spostato Sergio Solero a Singapore, lo abbiamo fatto per favorire il suo sviluppo professionale. Poi lo abbiamo richiamato in Italia, forse più velocemente di quanto avessimo inizialmente pianificato. E in futuro sono sicuro che avrà uno sviluppo di carriera che potrebbe essere di nuovo all'estero. Cerchiamo di spostare le persone ogni 3-5 anni per portare nuova energia, idee e ispirazione. Non c'è una ricetta unica».
L'arma vincente è sfornare tanti nuovi modelli?
«Per un marchio premium al centro ci
dev'essere la consapevolezza di un tema principale: da dove vieni e dove vuoi andare. Al centro, per Bmw, c'è sempre il piacere di guidare. E all'interno di questo possiamo aggiungere nuove dimensioni».Ian Robertson (Bmw Group)
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