Fca e la filiera respirano, sì al prestito

Ok da Corte dei conti e ministro Gualtieri ai 6,3 miliardi per l'automotive italiana

Fca e la filiera respirano, sì al prestito

La conferma (ennesima) degli investimenti in Italia per 5 miliardi con un'aggiunta (il fatto nuovo) di 200 milioni di euro per lo sviluppo delle motorizzazioni mild hybrid, nello stabilimento di Termoli (Campobasso), per i modelli Fiat 500X e Jeep Renegade prodotti a Melfi (Potenza); impegni precisi per evitare la delocalizzazione di impianti; piena occupazione al 2023 e mantenimento di tutti i marchi appartenenti al gruppo. Dei 6,3 miliardi del prestito chiesto da Fca Italy, per il quale ieri sono arrivati gli ok finali, una parte riguarderanno i costi del personale delle fabbriche italiane. Una fetta importante sarà utilizzata a beneficio degli investimenti nel polo produttivo, della filiera italiana automotive e al capitolo ricerca e sviluppo. La validità di tutti questi impegni è prevista anche con il completamento della fusione con Psa.

Inoltre, la limitazione su dividendi e buy-back varrebbe solo sino a fine 2020 come previsto dalla legge. Dal 2021, a questo punto, non ci sono limitazioni alla distribuzione del maxi dividendo da 5,5 miliardi legato, comunque, alla Newco con i francesi.

Nell'Italia della «sburocratizzazione», c'è voluto più di un mese per arrivare all'ok alla garanzia di Sace (la copertura è pari all'80% dell'importo) sul prestito da 6,3 miliardi chiesto da Fca Italy. L'emergenza coronavirus ha duramente colpito l'industria, l'indotto e la rete commerciale delle quattro ruote. «E questa operazione di sistema - ha spiegato il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, al quale è spettato il benestare finale, giunto dopo il sì della Corte dei conti - serve a preservare e rafforzare la filiera automotive italiana, rilanciando investimenti, innovazione e occupazione in un settore strategico per il futuro del Paese». A questo punto, l'ultimo passaggio riguarda Intesa Sanpaolo che deve materialmente erogare il finanziamento. Da parte sua, invece, «il governo verificherà l'attuazione degli impegni assunti da Fca Italy nella direzione dichiarata», come ha ricordato il ministro Gualtieri.

Oggi e domani, intanto, si svolgeranno le assemblee degli azionisti di Psa e Fca. Tema centrale, per entrambe, sarà ovviamente la programmata fusione tra i due gruppi, insieme all'indagine dell'Antitrust Ue che rischia di far slittare la chiusura degli accordi alla fine del primo semestre 2021, anche se le due società confidano sempre di scambiarsi gli anelli entro i primi tre mesi del nuovo anno. Nel caso peggiore, commentano gli analisti di Equita, potrebbero sfumare parte dei benefici nel business dei veicoli commerciali - sulla cui concentrazione in alcuni Paesi ha acceso il faro l'Authority - «comunque più che compensati dai vantaggi derivanti dalla fusione». In proposito, però, i problemi maggiori potrebbero averli i francesi che annoverano, in questo mercato, ben quattro marchi (Peugeot, Citroën, Opel e Vauxhall) rispetto all'unico (Fiat Professional) targato Fca.

Dagli Stati Uniti, infine il giudice federale distrettuale di Detroit ha invitato gli ad di General Motors e Fca, Mary Barra e Mike Manley, a incontrarsi di persona entro il 1° luglio per cercare di risolvere la causa legale presentata da Gm contro il Lingotto, accusato di aver corrotto i leader del sindacato Uaw per

ottenere un ingiusto vantaggio in termini di costi del lavoro. Per il giudice, in tempi di Covid-19, problemi di razzismo e ingiustizie, «una soluzione amichevole tra le due aziende è a tutti gli effetti un dovere morale».

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