Economia

Per Fca tegola fiscale da 1,4 miliardi

Sottostimato il valore dell'americana Chrysler. Torino: «Fiducia su forte riduzione»

Per Fca tegola fiscale da 1,4 miliardi

Prima le accuse di General Motors sul presunto caso di corruzione dei vertici del sindacato Uaw (il periodo riguarda i rinnovi contrattuali negli Usa tra il 2009 e il 2015) e ora il fisco italiano, secondo cui Fca avrebbe sottovalutato il valore del suo business americano di 5,1 miliardi (5,6 miliardi di dollari) al momento dell'acquisizione di Chrysler. Se confermato, Fca potrebbe dover restituire 1,5 miliardi di dollari, pari a 1,4 miliardi di euro. Per il Lingotto, alla vigilia della firma della lettera d'intenti con Groupe Psa, prevista entro Natale, è un periodo in trincea.

È comunque singolare che sia le accuse provenienti da Gm sia il fisco che batte cassa arrivino quasi contemporaneamente mentre il gruppo sta per voltare pagina grazie al matrimonio con Psa. Tutti problemi che non fanno sicuramente bene a Fca, alla sua immagine e che potrebbero infastidire i futuri sposi d'Oltralpe, già alle prese con un titolo che da fine agosto, quando valeva circa 19 euro, è prima salito fino a 24,9 nei giorni precedenti l'annuncio dell'accordo con Torino, per poi scendere, ieri, a quota 21,24 euro. «Un andamento, questo, che si riflette sul prezzo di Fca, visto che a determinarlo è il valore del titolo francese», puntualizza con preoccupazione un analista. Resta il fatto che il contenzioso di Fca con l'Agenzia delle entrate è evidenziato nella relazione finanziaria del 31 ottobre e lo stesso gruppo, nel non condividere le considerazioni evidenziate dal fisco, si dice fiducioso di ottenere una sostanziale riduzione degli importi richiesti.

Le osservazioni, anche in questo caso, riguardano anni addietro, il 2014. Da una parte la denuncia di Gm su fatti risalenti molto tempo fa, con l'indice puntato sull'ex ad Sergio Marchionne, impossibilitato a difendersi in quanto deceduto nel 2018, e ora il clamore sul valore del business americano. La convergenza di questi fatti, al di là di come andranno a finire, con l'approssimarsi delle nozze con Psa, secondo alcuni evidenzierebbe una regia occulta (americana?) per complicare i piani a John Elkann e Mike Manley.

«Non condividiamo affatto le considerazioni contenute nella relazione preliminare e abbiamo fiducia nel fatto che otterremo una sostanziale riduzione dei relativi importi. Va inoltre rilevato che qualsivoglia plusvalenza tassabile che fosse accertata, sarebbe compensata da perdite pregresse, senza alcun significativo esborso di liquidità o conseguenza sui risultati», precisa un portavoce di Fca. Nell'ultima relazione trimestrale, il Lingotto evidenzia come «le autorità fiscali italiane hanno avviato un audit di Fiat nel 2017 e il 22 ottobre 2019 hanno inviato alla società un rapporto finale che, se confermato, potrebbe comportare una proposta di rettifica fiscale relativa alla fusione avvenuta il 12 ottobre 2014 tra la vecchia Fiat Spa e la nuova Fca Nv», ovvero la società di diritto olandese precedentemente nota come Fca Investments Nv, e che rappresenta il gruppo nella sua sede fiscale. Stando a quanto ricostruito dall'agenzia Bloomberg, a pesare sarebbe il mancato pagamento di un'aliquota d'imposta pari al 27,5%, dovuta quando un'azienda si sposta all'estero.

Prudente, intanto, la Borsa, dove ieri hanno prevalso le vendite sul titolo del Lingotto che ha chiuso la seduta a 13,25 euro, in calo dello 0,85%.

Giù anche la holding di controllo Exor: -1,29% a 68,80 euro.

Commenti