Economia

Federlegno, dati incoraggianti ma si teme l'autunno

Dati incoraggianti del primo trimestre del 2022 ma Federlegno teme gli effetti del conflitto specie per l'import a partire dal prossimo autunno

Federlegno, dati incoraggianti ma si teme l'autunno

I dati registrati nel 2021 dalla filiera legno-arredo sono l'istantanea di una fase in grande crescita: si parla infatti di un fatturato superiore ai 49 miliardi di euro (18 destinati all'export), di oltre 290mila addetti e 70mila imprese (corrispondenti al 7,7% e al 15% sul totale nazionale), di un saldo commerciale attivo di 8,2 miliardi di euro e di un fatturato alla produzione aumentato in valore del 14% rispetto al 2019.

Alla viglia della 60esima edizione del Salone del Mobile di Milano, che tornerà "in presenza", i numeri documentano un settore in salute nonostante le difficoltà degli ultimi anni, pur con qualche nube all'orizzonte. "Sarà una grande festa e un'opportunità di affermazione e riposizionamento anche su nuovi mercati, ma è inutile negare che lo sguardo dei nostri imprenditori e di tutta la filiera è già rivolto alla seconda metà dell’anno, iniziato in un clima di incertezza dovuto al conflitto ucraino", dichiara il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin, preoccupato per le ripercussioni che dovrebbero arrivare dal prossimo autunno.

Claudio Feltrin

Le statistiche rilevate su un campione di aziende associate rivelano, per quanto concerne il trimestre gennaio/marzo 2022 una buona crescita delle vendite ( +24,5%), sia per quanto concerne il mercato interno (+27,2%) che le esportazioni (+21%). Il "macrosistema arredamento" registra in tutto un + 20% sia per le vendite del mercato interno che per l'export. Confrontando i dati del 2021 si nota un progressivo recupero del contract, in crisi negli anni della pandemia, anche se pare impensabile ipotizzare una domanda in costante crescita.

Per quanto concerne l'export, almeno per il momento, il conflitto in Ucraina non sembra pesare in modo determinante. "I principali mercati di destinazione dei nostri prodotti sono cresciuti a ritmi sostenuti", precisa Feltrin, "gli Stati Uniti, terzo mercato di esportazione registrano +28,3%, il Regno Unito +30% e la Svizzera +29,8%. Bene anche l’Europa con i primi due mercati di sbocco Francia e Germania rispettivamente a +9% e +18,6%". Qualche piccolo segnale di rallentamento, tuttavia, si inizia a sentire. L'incremento dei costi di energia e materie prime dovrebbe portare a un inevitabile inversione di tendenza, a partire dal mercato nazionale.

Ecco perché, secondo Feltrin, "il Salone del Mobile è un'occasione davvero imperdibile per aprirsi a nuovi mercati o posizionarsi laddove fino ad oggi eravamo stati marginali. E penso a mercati come l'Africa, gli Emirati Arabi, l'India, il Pakistan e l'Asia ad esclusione della Cina che, in questo momento, complici i nuovi lockdown, rischia di fermare la sua corsa".

Al momento l'effetto del conflitto pesa più sull'import di legname (come ad esempio la betulla) che non sull'export. "Per fronteggiare questo problema che rischia di mettere in seria difficoltà l’intera filiera", auspica Feltrin, "il nostro Paese dovrebbe diventare più autonomo e autosufficiente, favorendo una filiera corta che si poggi su una gestione responsabile del patrimonio boschivo, sulla valorizzazione dell'industria di prima lavorazione e contribuisca al contempo a tutelare i territori in termini ambientali, occupazionali e sociali". Un primo passo sarà quindi quello di ottenere una maggiore indipendenza dall'importazione di legname. "Dai dati del primo trimestre emerge inoltre che, in conseguenza dei rincari dell'energia che hanno costretto alcune aziende a interrompere a singhiozzo la produzione, il loro interesse verso gli investimenti in energia da fonti rinnovabili è aumentato", prosegue Feltrin. "I rincari energetici hanno in altre parole dato impulso al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità che non è più soltanto di prodotto, ma anche di processo".

I dati registrati dal Centro Studi Federlegno Arredo documentano che le aziende hanno già iniziato a muoversi in tal senso: del 64% delle imprese che hanno investito per migliorare il processo produttivo, 2/3 riduce gli scarti di produzione e il 44% ha introdotto azioni di risparmio idrico.

Il 50% delle aziende della filiera è già indirizzato verso temi di riduzione degli imballaggi, riciclabilità dei prodotti e riduzione dei consumi energetici, e il 30% a quelli di riparabilità e riuso.

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