Economia

Inflazione, recessione e le altre parole di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi

I media usano parole tecniche per definire la congiuntura economica. Ecco un breve vademecum dei termini da conoscere per capire bene ciò che sta accadendo

Inflazione, recessione e le altre parole di cui sentiremo parlare nei prossimi mesi

Tra le parole che si leggono più spesso sui media figurano “inflazione” e “recessione”. Termini tecnici i cui significati sono noti a tutti ma, in aggiunta a questi, esistono parole meno ricorrenti che giova conoscere per comprendere meglio quale fase sta attraversando la congiuntura economica.

L’economia è una scienza sociale e, come tale, ricade sulle spalle di tutti. Così le politiche economiche europee o la necessità di uno Stato di emettere altri bond hanno un impatto anche sui singoli individui, nonostante molte persone siano convinte che le decisioni prese da governi e banche centrali non abbiano impatto sulla loro quotidianità.

Qui una carrellata di termini spiegati in modo accessibile.

Future

Termine molto frequente quando si parla del prezzo del gas, i future sono contratti molto usati per la compravendita di molte materie prime e prevedono che le parti contraenti si impegnino a scambiare in futuro una quantità di prodotti a un prezzo prefissato. Quindi il trader che acquista conta su un aumento del prezzo per potere guadagnare, colui che vende otterrà invece profitto da una diminuzione futura dei prezzi.

Per fare un esempio, un trader acquista un contratto future con scadenza a 30 giorni assicurandosi 10.000 barili di petrolio a 95 dollari ognuno. Alla scadenza il prezzo è di 100 dollari per barile, il venditore dovrà quindi cedere al compratore il petrolio a un prezzo inferiore a quello di mercato. L’acquirente ha conseguito un profitto mentre il venditore, per onorare il contratto, è costretto a realizzare una minusvalenza. Si tratta di una spiegazione semplice, il mercato e le norme che regolano i future prevedono diverse sfaccettature.

Inflazione

Tecnicamente è la crescita generale dei prezzi a cui corrisponde la perdita di valore del denaro. Quando l’inflazione sale occorre più denaro per comprare un prodotto o un servizio. Inflazione, però, è una “parola valigia”, ovvero una parola che non si esaurisce con la sua spiegazione e che contiene in sé variazioni. Ci sono diversi tipi di inflazione, così come sono diversi i motivi per i quali i prezzi possono aumentare. Rimanendo aderenti a ciò che sta accadendo in questi ultimi mesi, i prezzi sono spinti verso l’alto sia dalla ripresa industriale post-pandemica sia dal caro-energie.

La Banca centrale europea, alzando i tassi direttori dell’1,25% nel corso delle ultime 10 settimane, intende frenare l’inflazione Ue (giunta al 9,1%) anche a rischio di incorrere in una fase di recessione.

Paniere Istat

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) si adegua alle abitudini di acquisto del Paese e aggiorna quello che viene chiamato “paniere”, un insieme di prodotti suscettibile di costanti variazioni. Per fare un esempio, nel paniere 2022 non si trovano più i compact disk ma hanno fatto il loro ingresso le sedie da personal computer, acquisto sostenuto da molti italiani che hanno lavorato o studiato in remoto. La versione più recente comprende 1772 tra prodotti e servizi (contro i 1731 del 2021) i cui prezzi sono usati dall’Istat anche per misurare l’inflazione.

Pil, Pnl e Pin

Il Prodotto interno lordo (Pil) rappresenta il totale della produzione di un Paese, ossia i beni e i servizi che sono scambiati per un controvalore; ciò esclude ogni tipo di prestazione gratuita e ogni forma di produzione fatta per l’autoconsumo. Il Pil valuta la produzione interna a un Paese, esclude quindi ogni attività produttiva di soggetti nazionali svolti all’etero ma include ogni attività produttiva svolta in patria da operatori esteri.

Usando parametri inversi, ovvero escludendo la produzione nazionale di operatori esteri e includendo quella degli operatori nazionali all’esterno si ottiene il Prodotto nazionale lordo (Pnl).

Si usa, infine, il concetto di “lordo” perché, nel calcolare il valore del Pil, non si tiene conto dei deprezzamenti intervenuti nel periodo di valutazione. Tenendo conto degli ammortamenti, quindi del deprezzamento, si ottiene il Prodotto interno netto (Pin).

Il Pil, che può essere calcolato in diversi modi, è al centro di molte critiche perché non rispecchierebbe più una misura attendibile. Diversi studi sostengono che non tenga conto delle attività non registrate dal mercato, delle disuguaglianze, della sostenibilità ambientale e non sarebbe in grado di valutare correttamente le attività digitali che pure diventano sempre più importanti per molte economie nazionali. Queste sono soltanto alcune delle osservazioni mosse al Pil ma, a prescindere dai detrattori, rimane uno dei metri di misura standard mediante i quali si fanno paragoni all’interno e all’esterno di un Paese.

Potere di acquisto

È, in via teorica, inversamente proporzionale all’inflazione. Il potere di acquisto è maggiore tanto è più ingente la quantità di prodotti o servizi che si possono acquistare con la moneta (supponiamo 100 euro). Con l’aumento generale dei prezzi e a parità di moneta si potranno comprare meno prodotti e ciò riduce il potere di acquisto. Il potere di acquisto è quindi il valore della moneta.

Recessione

Altro termine molto ricorrente in questo periodo e usato in modo non sempre coerente. Si può parlare di recessione quando un’economia riesce a impiegare solo parzialmente la propria capacità di produzione. Questo avviene tipicamente quando la domanda di prodotti e servizi diminuisce. La storia recente insegna che non è del tutto corretto associare il termine “recessione” a una o più condizioni economiche circoscritte a un singolo Stato perché, essendo l’economia sempre più globale, gli stress economici di un Paese vengono spesso ribaltati sulle economie con cui questo è in collegamento. La crisi dei Subprime americana ha avuto ricadute sul Pil europeo, quello italiano incluso). Uno dei motivi per i quali la Cina ha subito rallentamenti nella crescita del Pil è proprio da ricercare nella partecipazione di capitali in attività all’estero, praticamente ovunque nel mondo, che hanno subito ognuna a suo modo gli andamenti economici della nazione in cui la Cina ha investito.

Ci sono diversi parametri per misurare un andamento recessionista e non c’è uno standard riconosciuto a livello globale. La teoria che attira più favori è quella formulata Julius Shiskin il quale, sempre in relazione a un singolo Stato, considera che questo si trovi in recessione se il Pil è in diminuzione da almeno due trimestri consecutivi. Si parla in questo caso di recessione tecnica che si contrappone a quella conclamata. Occorre che il lettore sappia che questo sistema di valutazione risale al 1974 e che, con il passare degli anni, è stato oggetto di apprezzamenti e critiche. Le voci però sono concordi nel dire che sei mesi di recessione possono essere considerati sufficienti per attendere effetti nefasti (per esempio sull’occupazione) anche nei mesi a seguire.

Stagflazione e stagnazione

Si tratta di un termine del quale potremmo sentire parlare in un futuro prossimo. La stagflazione è una fase in cui si registrano sia inflazione sia stagnazione. Da una parte la crescita dei prezzi e dall’altra lo stallo del Pil.

L’inflazione porta a un minore potere di acquisto e, nel frattempo, il Prodotto interno lordo rimane stabile o cresce molto poco.

L’Italia, i lettori più navigati lo ricorderanno bene, ha vissuto una stagflazione tra il 1973 e il 1975 quando, a fronte di un’inflazione a suo modo storica (prossima al 25%) il Pil aveva il freno a mano tirato.

Non ci sarebbe da sorprendersi se, considerando il quadro macroeconomico e le condizioni sociopolitiche, torneremo a sentire parlare di stagflazione nei prossimi mesi.

La stagnazione si ha quanto Pil e reddito pro-capite variano in modo molto contenuto.

Una fase diversa dalla stagflazione, caratterizzata da un’inflazione rilevante e diversa dalla recessione che prevede la diminuzione prolungata di contrazione del Pil.

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