Mediobanca «vede» una cedola più alta

Una nuova governance, un nuovo statuto, un aumento del peso dei fondi istituzionali nell'azionariato dal 28% del 2013 all'attuale 40%, un patto di sindacato ridotto al 31% e l'impegno a investire di più in business che assorbono poco capitale come quelli del mondo retail di CheBanca! e dell'alternative asset management. La Mediobanca che si è presentata ieri davanti ai soci riuniti nell'assemblea annuale è completamente diversa dall'istituto di Piazzetta Cuccia che gli stessi piccoli azionisti, soprattutto i più anziani, erano abituati a conoscere.

La tradizione è stata rispettata: l'assise, condotta per cinque ore dal presidente Renato Pagliaro, si è svolta nell'anniversario della marcia su Roma. Enrico Cuccia aveva stabilito che in quel giorno di festa nazionale durante il fascismo, in Mediobanca si sarebbe sempre lavorato. Ma anche se continua a risiedere nel seicentesco Palazzo Visconti-Ajmi, il gruppo oggi è un'altra cosa: una banca d'investimento pura, che chiude il salotto e si trasferisce sul mercato. Restano da cedere il 6,2% di Rcs e circa il 3% delle Generali con la discesa al 10% entro giugno. Dal giugno del 2013 ad oggi, ha ceduto partecipazioni per 1,3 miliardi, con circa 450 milioni di plusvalenze. L'obiettivo è raggiungere quota 2 miliardi di euro di quote dismesse entro fine esercizio.

La svolta è accompagnata da conti in salute: l'istituto guidato da Alberto Nagel ha chiuso il primo trimestre dell'esercizio 2015-2016, con un utile netto di 244,3 milioni in rialzo del 52,7% rispetto allo stesso periodo del 2014. Risultati che hanno beneficiato della plusvalenza di 88 milioni incassata con la vendita della partecipazione in Pirelli, nonché della performance delle controllate Compass (credito al consumo) e CheBanca!, che per la prima volta dalla sua nascita avvenuta nel 2008 ha archiviato il trimestre in «nero» con un profitto di 2,2 milioni. Per Piazzetta Cuccia si tratta del miglior risultato trimestrale degli ultimi cinque anni. Tanto che Nagel non ha escluso l'ipotesi di un dividendo più generoso, dopo i 0,25 euro di quello passato, «se vengono confermati gli andamenti positivi nei prossimi trimestri».

Fino alla fine di giugno

Mediobanca porterà avanti l'attuale piano industriale e i vertici non hanno ancora deciso quando presentare il nuovo. Di certo, sarà messo a punto con il governo societario approvato ieri dai soci che entrerà in vigore dal 2017.

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