Economia

Meloni elogia Tremonti: "I suoi Eurobond hanno anticipato il Pnrr"

Oggi tutti sdoganano quanto Tremonti diceva già nel 2010 sulla necessità di un debito comune europeo concretizzatosi nel Next Generation Eu. Un ricorso storico ampiamente ricordato dalla Meloni nel suo discorso

Meloni elogia Tremonti: "I suoi Eurobond hanno anticipato il Pnrr"

Giorgia Meloni rende giustizia a Giulio Tremonti nel suo discorso alla Camera: gli Eurobond teorizzati nel dicembre 2010 con una lettera al Financial Times dall'allora ministro dell'Economia e delle Finanze assieme Jean-Claude Juncker, allora ministro dell'Economia del Lussemburgo e futuro presidente della Commissione Europea, hanno anticipato il Next Generation Eu. E gettato le basi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza su cui Roma scommette per ricostruire la sua economia negli anni a venire.

Il presidente del Consiglio ha elogiato l'operato del neo-deputato di Fdi, eletto nel proporzionale in Lombardia il 25 settembre scorso e tornato nei palazzi dopo una legislatura vissuta scrivendo e divulgando le sue tesi su economia, politica internazionale, futuro del sistema di potere globale. Tremonti, nota Meloni, ha anticipato l'idea di rispondere alle crisi con "fondi raccolti con l'emissione di debito comune europeo per fronteggiare crisi di portata globale". Allora era la crisi dei debiti sovrani, oggi è la pandemia e ciò che ne è seguito: ma la logica di risposta agli tsunami economici è rimasta la stessa.

Quella di Tremonti per la Meloni fu "una proposta [...] per anni avversata, talvolta derisa, e infine adottata. Il Pnrr è un'opportunità straordinaria di ammodernare l'Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio". Dodici anni fa i due ministri scrivevano sul quotidiano della City di Londra: "L'Europa deve formulare una risposta forte e sistemica alla crisi, per inviare un chiaro messaggio ai mercati globali e ai cittadini del nostro impegno politico per l'unione economica e monetaria e dell'irreversibilità dell'euro". Tremonti e Juncker proposero di istituire un’Agenzia europea del debito (Eda), che avrebbe dovuto subentrare al Fondo per la stabilità finanziaria (Efsf), il cui mandato sarebbe scaduto nel 2013 e che nel luglio dell'anno precedente fu poi assorbito nel Meccanismo Europeo di Stabilità. La proposta originaria era stata pensata come uno strumento per finanziare infrastrutture pan-europee.

Il compito della nuova agenzia sarebbe stato quello di mutualizzare in capo all'Unione Europea una parte del debito capace di sostituire quelli nazionali per quanto riguarda progetti di interesse comunitario, emettendo un asset valido per tutto il Vecchio Continente. Tremonti e Juncker proposero la creazione di un asset europeo in grado di finanziare debiti fino al 40% del Pil di ogni Paese europeo, rottamando l'austerità. La proposta avrebbe consentito all'Unione Europea di venire in aiuto di Paesi in gravi difficoltà nell’accesso al mercato internazionale dei capitali, consentendo loro, eccezionalmente, di finanziare interamente le nuove emissioni in euro titoli, creando un mercato appetibile quanto quello dei Treasury americani e favorendo ciò che, in seguito, il quantitative easing targato Mario Draghi avrebbe concretizzato: la convergenza tra i rischi di tutti i Paesi di Eurolandia.

Gli Eurobond furono definitivamente “bocciati” dal vertice Merkel-Sarkozy del 16 agosto 2011 per paura che Francia e Germania pagassero debiti di altri Paesi. Una mossa giudicata miope anche da Romano Prodi, non sospettabile di partigianerie a favore del centrodestra, che sul Sole 24 Ore scrisse come la rinuncia agli Eurobond di Tremonti esponesse l'Eurozona a gravi rischi: "Quelli della speculazione, quelli di un rigore di bilancio senza crescita e occupazione, quelli della diarchia franco-tedesca che ha avocato a se il governo dell'Unione Europea ma che non pare all’altezza di un Governo capace dei grandi progetti politico-istituzionali attuati in passato".

A novembre 2011 poi il governo Berlusconi IV cadde e assieme a esso il progetto di Tremonti. Simile, nella struttura, al Recovery Fund in termini di mutualizzazione del debito e addirittura anticipatario di quanto promosso più di recente da Italia e Francia per rendere strutturale la lotta al rigore. Il debito comune è diventato realtà con Next Generation Eu, questo è noto, ma anche dell'Eda di Tremonti si è tornato a parlare senza nemmeno modificarne il nome.

Mario Draghi e Emmanuel Macron hanno, nei mesi scorsi, rilanciato infatti l'idea dell'Agenzia europea del debito facendone un piano politico a partire dalla lettera comune inviata al Financial Times il 23 dicembre scorso e dall’esame politico di uno studio di cui sono autori i consiglieri economici dei due leader (Francesco Giavazzi per Palazzo Chigi e Charles-Henri Weymuller per l’Eliseo) e due economisti italiani (Veronica Guerrieri e Guido Lorenzoni) dal titolo “Rivedere il quadro fiscale europeo”. In questo piano promosso dai due leader dell’Europa latina si perora un’agenzia del debito – che, si dice in una nota, potrebbe essere il proprio Mes oppure un organismo di nuova costituzione – a cui trasferire gradualmente in un arco di cinque anni la parte dei debiti pubblici dovuta alle spese per il Covid attualmente detenuta dalla Bce.

Una proposta simile è emersa dallo studio “Transforming Sovereign Debts into Perpetuities through a European Debt Agency” scritto da un gruppo guidato dal docente della Bocconi Massimo Amato e formato un team di economisti costituito da Everardo Belloni (Politecnico), Paolo Falbo (Università di Brescia) e Lucio Gobbi (Università di Trento) che proponeva già ad aprile 2020, in piena prima ondata Covid, l’European Debt Agency (Eda) come efficace strumento anti-crisi e anti-recessione. Meloni, dunque, non ha torto nel difendere l'idea di Tremonti, anticipataria dei tempi. E nessuno può sapere come sarebbe stata l'Europa se al Qe di Draghi si fosse aggiunta la concretizzazione della proposta sull'Eda lanciata assieme a Juncker.

Anni di sofferenze legate al rigore, compresa la macelleria sociale della Grecia e l'austerità di Mario Monti in Italia, forse sarebbero potute risultare risparmiate a molti Stati comunitari. E l'Unione Europea sarebbe oggigiorno assai più forte.

Ma uno dei punti per rilanciarla passa, oggi, proprio dalla stessa proposta discussa da Draghi e Macron sulla scia del piano-Tremonti: l'Eda, nell'era post-pandemica della crisi energetica, potrebbe essere la grande novità portata dal governo Meloni in Europa ora che i tempi sono maturi, per quanto l'economista di Sondrio prospettava già ai tempi in cui era ministro dell'Economia.

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