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La "Milano" di Stellantis si farà in Polonia

Tavares regala all'Italia il restyling di una vecchia Alfa che però sarà prodotto all'estero

La "Milano" di Stellantis si farà in Polonia

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«Alfa Romeo Milano parla italiano». E ancora: «Qui, dove la nostra storia è cominciata e ci sono le nostre radici». Così lo stato maggiore del Biscione - presente Carlos Tavares, ad di Stellantis, reduce dagli impegni torinesi con i sindacati - ha presentato in anteprima mondiale il nuovo crossover compatto. Si chiama Milano ed è stato battezzato guardando alle origini. È, infatti, lo stesso nome di un modello Alfa di metà anni Ottanta. C'è, però, un particolare non trascurabile: l'«Alfa Romeo Milano che parla italiano» viene prodotta in Polonia, a Tychy. Inoltre, a dispetto della sbandierata italianità («Siamo totalmente entusiasti della storia dei nostri brand», ha rimarcato Tavares), la nuova Milano è il primo modello del Biscione, destinato al mercato tricolore, che nasce Oltreconfine. In passato altre vetture di Alfa Romeo erano state realizzate in fabbriche straniere, ma solo per altri mercati. In Francia (1928), la 6C 1750 e la 8C 2300 per quel Paese; da metà anni '50, in Brasile, con la 2000 berlina e una gamma ad hoc per i clienti sudamericani; e in Sud Africa, dove tra fine anni '50 e anni '80, venivano sfornate Giulia, Giulietta e Alfasud 33. Alfa Romeo Milano, a questo punto, segna una svolta «controcorrente» nella storia del Biscione. Una sorta di caso «Parmesan» a 4 ruote.

La nota positiva? Avere almeno scelto Milano e la sede dell'Automobile club, la «casa degli automobilisti», messa a disposizione dal presidente Geronimo La Russa, per il gala di ieri.

Tavares ha colto l'occasione del lancio per definire Alfa Romeo «forse il gioiello più prezioso tra i nostri marchi», tanto che «ci chiesero di cederlo; ma la mia risposta fu no». Giornata intensa e tutta italiana, la sua, quella di ieri. L'ad di Stellantis, in vista dello sciopero unitario di domani a Torino, confermatissimo dai sindacati, nell'incontro con i capi delle organizzazioni dei lavoratori, ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. Da una parte, ha definito come fake le notizie sulla volontà di lasciare l'Italia e difeso a spada tratta l'operato del presidente John Elkann, prendendo le distanza dalle vicende familiari («Sta dando molta stabilità all'azienda, lo devo ringraziare per come ha gestito il Cda»). E in risposta alle polemiche di questi giorni, ha poi ricordato che «Stellantis paga le tasse nei Paesi dove produce».

Quindi, la notizia dell'ulteriore allungamento dal 2027 al 2030 della produzione della Fiat Panda a Pomigliano d'Arco, mentre su Mirafiori, polo sempre più in difficoltà, l'annuncio di 100 milioni di euro per rendere compatibile la piattaforma della Fiat 500 elettrica a una nuova batteria capace di abbassare i costi, aumentare l'autonomia e rendere più accessibile la vettura anche in assenza, magari un giorno, di incentivi. «Qui in Italia - la sua rassicurazione - ci sentiamo a casa, abbiamo idee e capacità per mantenere gli impegni presi».

L'altra faccia della medaglia, riferendosi al possibile approdo in Italia di un altro costruttore, magari cinese, come da volontà del ministro Adolfo Urso. «Se si fanno entrare i concorrenti non devo più fare tutte quelle auto (l'obiettivo di 1 milione condiviso con il governo, ndr) e non mi servono più tutti quegli impianti in Italia», la nuova minaccia. Sull'elettrificazione completa della gamma, Tavares ha preso tempo, viste le imminenti elezioni Ue: «Solo a fine '24 sarò in grado di decidere se accelerare o rallentare nel periodo '28-'35».

La sintesi della Fiom-Cgil sulla giornata: «Da Tavares nessun elemento concreto su possibili cambiamenti di strategia in Italia».

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