Accasare la banca, cioè trovare qualcuno disposto a comprarsela, oppure fonderla con un altro istituto: è questa, secondo il Wall Street Journal , la missione che il Monte dei Paschi di Siena ha affidato a Ubs e Citigroup per venir fuori dal pantano finanziario in cui è venuto a trovarsi dopo essere uscito con le ossa rotte dagli stress test della Bce. I tempi imposti ai due «esploratori» sono relativamente stretti, visto che il partner andrebbe reperito prima che venga completato l'aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro.
Un'impresa tutt'altro che facile, se solo si considera che Mps ha letteralmente polverizzato, in una manciata di mesi, i 5 miliardi dell'ultima ricapitalizzazione, mentre l'esame sotto sforzo dell'Eurotower ha fatto emergere un deficit di capitale da 2,1 miliardi, il peggiore tra le 150 banche messe sotto la lente. Difficile, dunque, che si scateni una corsa per lo shopping di Rocca Salimbeni.
Già nei giorni scorsi, infatti, si è chiamato fuori un drappello di banche che, almeno sulla carta, potevano essere indicate come possibili pretendenti dell'istituto toscano. A turno, si sono sfilate Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sotto il profilo della struttura patrimoniale sarebbero in grado di «digerire» anche un boccone non facilmente digeribile come Siena; lo stesso ha fatto Ubi, dichiarandosi non interessata a recitare il ruolo di «cavaliere bianco». Oltreconfine ha già opposto un secco «no» Bnp Paribas, seppure la banca francese abbia una presenza radicata nel nostro Paese in virtù dell'acquisizione di Bnl nel 2006. E pure il Santander, impegnato a gestire il complicato passaggio del dopo-Botin, si è girato dall'altra parte. Il lavoro di Ubs e Citi si prospetta quindi complicato. Anche l'ingresso in massa dei fondi rischierebbe di non risolvere la situazione. L'alternativa potrebbe essere uno «spezzatino», ovvero la divisione del gruppo in più parti da cedere ai migliori acquirenti. In un'intervista, il presidente di Mps Alessandro Profumo ha intanto spiegato che lo Stato resterà fuori dall'istituto: «L'ipotesi, per quanto ci riguarda, non è mai stata presa in considerazione. Dopo aver rimborsato 3 miliardi dei Monti-bond, rimborseremo l'ultimo miliardo che resta».
Quanto ai tempi del nuovo aumento di capitale, Profumo ha detto che si realizzerà «nel 2015, a valle dell'approvazione del bilancio 2014 e prima dei nove mesi, da adesso, previsti dalla Bce». Secondo il presidente, «il primo passo è il piano, quindi rafforzare il patrimonio e poi riflettere su tutte le soluzioni possibili per aumentare il valore della banca e generare capitale internamente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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