Economia

Mps, spunta anche la pista Agricole

In Borsa tornano le voci sul futuro del Monte. E oggi Conte si vede con Macron

Mps, spunta anche la pista Agricole

All'ordine del giorno dell'incontro di oggi tra Emmanuel Macron e Giuseppe Conte non ci sarà soltanto l'emergenza migranti ma anche il tema dell'unione bancaria, ha detto ieri lo stesso premier Conte. Tema che sarà sicuramente approfondito anche dai ministri del Tesoro, Bruno Le Maire e Giovanni Tria, quando si vedranno prima del prossimo Eurogruppo del 20 giugno.
Sugli stessi tavoli potrebbero finire anche altri dossier finanziari. Perché qualcosa si muove lungo l'asse Roma-Parigi in vista dell'inevitabile consolidamento bancario in Europa.
Sono tornate di attualità le voci di nozze tra Unicredit e Société Générale, rilanciate all'inizio del mese dal Financial Times anche se l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier è impegnato fino al 2019 in un piano industriale che non considera fusioni o acquisizioni. Assai più urgente, per il nuovo governo pentastellato e per l'intero sistema nostrano del credito, è sistemare la partita sul Monte dei Paschi. E anche per Siena ora spunta una pista francese: gli ultimi rumors di mercato puntano infatti il dito su un ruolo aggregante del Crédit Agricole che dopo l'integrazione delle tre casse (Cesena, Rimini, San Miniato) punta a crescere in Italia sotto la guida di Giampiero Maioli e c'è chi non esclude una liason con Rocca Salimbeni. Solo fantafinanza o un desiderata di qualche banca d'affari pronta a fare da sensale in cambio di laute commissioni? Chissà.

Di certo, Dopo la ricapitalizzazione precauzionale il Tesoro ha in mano il 68% ma il piano industriale, e soprattutto gli accordi presi con Bruxelles e Francoforte, prevedono l'uscita del socio pubblico entro il 2021. Al nuovo governo non conviene continuare a farsi carico di un Mps nazionalizzato, anzi avrà tutto l'interesse a uscire dal capitale possibilmente senza farsi troppo male e dunque monetizzando la cessione delle quote. In caso di bisogno, inoltre, il Tesoro non sarà in grado di investire alte risorse per dare ossigeno al Monte. Per questo serve un'aggregazione. Da realizzare, magari, prima della fine del mandato di Mario Draghi al vertice della Bce atteso nell'autunno del 2019. Non sembra un caso se lunedì scorso a margine della relazione annuale della Consob il consigliere economico di Luigi Di Maio, Stefano Buffagni, ha fatto una piccola marcia indietro rispetto ai proclami elettorali su una nazionalizzazione a tempo indeterminato del Monte: «Può restare una banca pubblica, ma è presto per dirlo, c'è un piano che viene verificato mese per mese con Bruxelles. Ci sono un sacco di soldi degli italiani in mezzo. Quello che preme è garantire che la banca stia bene in futuro». Fonti finanziarie riferiscono a il Giornale riferiscono che dopo la tornata di nomine al vertice di Cdp, il rinnovo verrà votato all'assemblea di fine giugno, si aprirà il cantiere sul futuro del Monte oggi guidato dall'ad Marco Morelli.

Nel frattempo, le altre due banche francesi stanno avendo qualche problema con Francoforte: la banca centrale starebbe infatti chiudendo un'indagine su Bnp Paribas, Société Générale e anche su Deutsche Bank per la metodologia di calcolo su obbligazioni, azioni e derivati usata dai tre istituti nei loro libri di trading.

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