Dopo lo sgambetto a Fincantieri del neopresidente francese Macron, che ha chiesto di rivedere l'accordo sull'azionariato di Stx France, ieri è arrivato il siluro dell'armatore Gianluigi Aponte.
Nato a Sorrento ma con passaporto Svizzero, il settantaseienne fondatore del colosso delle crociere Msc ha rilasciato un'intervista a Le Monde, assicurando che farà «di tutto per evitare che Fincantieri saccheggi Saint Nazaire». Come? Entrando nel capitale del cantiere navale Stx France, al fianco dell'altro grande cliente dei cantieri francesi ovvero Royal Caribbean (con un complessivo 10% del capitale), per dare «equilibrio» ed evitare che gli italiani «trasferiscano la sua tecnologia all'estero», ha aggiunto l'armatore riferendosi ai cinesi perché «il governo italiano ha commesso un grave errore autorizzando Fincantieri, che è un'impresa pubblica, a creare una società comune in Cina malgrado i nostri avvertimenti».
L'attacco di Aponte arriva a due giorni dalla consegna da parte di Stx France a Msc Crociere della nave Meraviglia a cui ha partecipato anche Macron che proprio durante la cerimonia ha lanciato l'altolà all'Italia «per garantire la difesa dei posti di lavoro e la sovranità». Il gruppo guidato da Giuseppe Bono ha siglato ad aprile l'accordo per l'acquisto del 66,66% di Stx France al suo attuale azionista Stx Europe As per 79,5 milioni. L'intesa negoziata con il precedente governo francese prevede che Fincantieri rilevi il 48% del capitale dei cantieri di Saint Nazaire, affiancato dalla Fondazione Cr Trieste (considerata dai francesi come un «prestanome» di Fincantieri) con una quota dell'8% circa. Parigi manterrebbe il 33% e un diritto di veto, mentre il costruttore militare pubblico francese Dcns entrerebbe nel capitale con il 12%. Questo, però, era il quadro con Francois Hollande ancora all'Eliseo.
A Fincantieri per il momento preferiscono non commentare ma stanno studiando le contromosse. Il contrattacco francese complicherebbe però anche un'altra partita. Assai più strategica di quanto possano esserle dei cantieri navali civili. Una fonte finanziaria rivela, infatti, al Giornale un retroscena suggestivo: mentre imbastiva l'assalto a Stx - ora minato dal successore di Hollande - il gruppo guidato da Bono e presieduto da Giampiero Massolo (ex segretario generale della Farnesina nonchè capo del Dis, organo di coordinamento dell'intelligence italiana) stava studiando la fattibilità di una fusione con il panzer italiano della Difesa, ovvero Leonardo Finmeccanica oggi capitanata dall'ex banchiere Alessandro Profumo, specializzato più in «spezzatini» e fusioni che nel business militare. L'obiettivo sarebbe quello di aumentare la massa critica soprattutto del gruppo di piazza Montegrappa, anch'esso partecipato dallo Stato. Ma con Macron che punta i piedi - annunciandolo al premier Gentiloni già nei giorni scorsi - e che si fa sponsor dell'ingresso di Msc e Royal Caribbean, il nuovo colosso che nascerebbe dalla fusione fra Leonardo e Fincantieri avrebbe un corpo «alieno» che parla francese con cui fare i conti su affari sensibili.
Senza dimenticare che Bono ha da poco firmato una lettera di intenti con China State Shipbuilding Corporation, gigante della cantieristica cinese, per creare un polo di costruzioni di navi civili nell'area di Shangai. Insomma, sarebbero delle nozze con poca privacy. Soprattutto per gli interessi di Difesa nazionali.
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