
Il presidente dell'Inps, Tito Boeri è stato chiaro col governo: "La riforma sulla pensione flessibile non si può più rimandare". Ma il piano dell'istituto di previdenza sociale non convince i sindacati che vedono nell'opzione sull'uscita anticipata un costo troppo elevato sull'assegno mensile. Di fatto per ottenere la flessibilità ci sarebbe una penalizzazione del 3% per ogni anno di anticipo. Ed è su questo punto che il segretario della Uil, Domenico Proietti, prova ad allertare l'Inps. Secondo Proietti "un taglio lineare graverebbe maggiormente sulle spalle di chi percepirà trattamenti più bassi: chiedere un sacrificio di 135 euro al mese a chi ne percepisce 1.500 lordi comporterebbe una notevole perdita. La Uil - afferma Proietti in una nota – è contraria a una flessibilità costruita sulle spalle dei lavoratori, già fortemente penalizzati da tutti i recenti interventi in materia previdenziale".
In un'analisi il sindacato ha ipotizzato "che un lavoratore possa accedere alla pensione con un anticipo rispetto all'età anagrafica attualmente richiesta (66 anni e 7 mesi) fino a un massimo di tre anni. Poi si è applicato una penalizzazione pari al 3% del trattamento spettante al momento del pensionamento per ogni anno di anticipo". Inoltre, "è stato valutato che anticipando la pensione la quota contributiva sarà implicitamente inferiore, quindi la differenza teorica tra il trattamento decurtato e il trattamento percepito con un pensionamento a 66 anni e 7 mesi sarebbe maggiore". Così come afferma Proietti al Messaggero "un lavoratore che accede alla pensione a 63 anni e 7 mesi "con un trattamento pieno di 1.
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