La riforma delle pensioni comincia a muove i primi passi. Intanto è significativo che la richiesta di flessibilizzare l’età di pensionamento non venga solo da sinistra e dai sindacati, ma anche da Ncd, alleato di maggioranza del Pd. Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, ha avanzato a Poletti due proposte. Incentivare, nel caso di accordi tra azienda e dipendente sull’uscita anticipata dal lavoro, l’azienda stessa a integrare i contributi previdenziali del lavoratore e rendere molto più conveniente di ora il riscatto della laurea. Misure che avrebbero un duplice effetto: aumentare il risparmio previdenziale e quindi l’importo della pensione; aiutare in molti casi chi rimane senza lavoro ma non ha i contributi sufficienti (ne servono 42 anni e mezzo) ad andare in pensione. Poi Sacconi ha affermato che la situazione previdenziale andrebbe accompagnata con un "fascicolo elettronico della vita attiva" per un monitoraggio del conto corrente previdenziale, con l’obiettivo di stimolare il lavoratore ad "accrescere il suo gruzzolo contributivo". Questi primi passi sono indispensabili, secondo l’ex ministro del Lavoro, per intervenire rispetto a una riforma Fornero ha reso "assurdamente rigida l’età di pensionamento".
Il tema è ben presente anche a Palazzo Chigi, ma a quanto pare Bruxelles non sarebbe sulla stessa linea. Nel frattempo va avanti la telenovela degli esodati.
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