Economia

Pensioni, scatta l'allarme per i 40enni

Situazione attuale già fiaccata dalla crisi e dall'inflazione, ma si teme per la fascia d'età compresa fra 1965 e il 1980. Cosa dicono le simulazioni

Pensioni, scatta l'allarme per i 40enni

Il recente rapporto Inps presentato dal presidente Pasquale Tridico ha portato alla luce una situazione preoccupante per le future pensioni, ossia per i trattamenti previsti per coloro che adesso hanno circa 40 anni e stanno ancora lavorando.

Lo stato attuale

Sebbene, stando almeno ai dati diffusi, l'occupazione sia tornata ai livelli del 2019, lo stesso non si può dire per quanto concerne le ore lavorate. Un dislivello che porterà conseguenze.

Altro fenomeno che sta portando dei cambiamenti importanti nel nostro Paese è anche quello, purtroppo, dell'inflazione. Se la condizione resterà questa, il recupero del potere d'acquisto tramite rivalutazione dei trattamenti pensionistici costerà allo Stato circa 24 miliardi.

Quest'anno aumento sarà soltanto del 1,9%, ma l'anno prossimo sono previsti aumenti considerevoli, perché la rivalutazione avviene sempre l'anno successivo rispetto a quello in cui si è verificata inflazione. Ad ogni modo, come ricordato da Il Messaggero, attualmente il 40% dei pensionati ha un reddito lordo inferiore ai 12 mila euro annui, con le donne che hanno un reddito pensionistico inferiore del 37% rispetto a quello degli uomini (circa 1.387 euro contro 1.919, per fare un esempio). Le cause sono molteplici, dalla minor quantità di ore di lavoro alla chiusura di carriere con un'anzianità contributiva più bassa.

Nella sua analisi, tuttavia, l'Inps non si ferma a studiare lo stato attuale, decidendo di dare un'occhiata a quella che sarà la situazione fra qualche anno.

Preoccupazione per le future pensioni

Come saranno gli assegni per coloro che stanno lavorando adesso? L'Inps ha fatto una simulazione che ha preso in esame i soggetti nati fra 1965 e il 1980. Per questa categoria ci sarà la possibilità di andare in pensione col calcolo contributivo, ma con le carriere lavorative sempre meno stabili il cosiddetto monante si riduce progressivamente.

Ne consegue, ad esempio, che i nati negli anni 80' dovranno lavorare 3 anni in più per avere lo stesso assegno di quelli nati nel 65'. Fra un uomo nato nel '65 e una donna nata nell'80, inoltre, il divario aumenta, passando a 5 anni e 8 mesi.

Tali differenze si attenuerebbero nel caso in cui venga introdotto il salario minimo sulle retribuzioni più povere.

Il nodo andamento demografico

Fondamentale guardare anche il grafico degli andamenti demografici. Nel 2029 l'Inps, secondo le stime, si troverebbe ad avere un patrimonio netto negativo per 92 miliardi a causa dei disavanzi.

Vedremo quali provvedimenti verranno presi in futuro. Per il 2023 si parla di ulteriore flessibilità, oltre alla già presente quota 102. Il presidente Tridico, ad esempio,

html" data-ga4-click-event-target="internal">ha parlato di anticipare a partire dai 63 anni la sola quota contributiva della pensione, con un costo di circa 2,5 miliardi per il 2030.

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