Le Popolari si «pesano» per le nozze

Le Popolari scoprono le carte dei conti in vista delle prime mosse del risiko, attese entro fine anno. Bpm e Banco Popolare sono le due big del settore che ieri hanno approvato la trimestrale, mentre oggi saranno Ubi e Carige a togliere il velo ai risultati. Sarà così più facile fissare i pesi, soprattutto in termini di governance e dunque di poltrone al vertice, nelle «combinazioni» di nozze. L'istituto che secondo alcuni osservatori farà da polo aggregante nel settore è la Popolare di Milano: i primi nove mesi del 2015 sono stati chiusi con un utile netto di 202 milioni, in calo del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. L'utile normalizzato, al netto soprattutto della plusvalenza da 103 milioni registrata lo scorso anno per la cessione della quota in Anima, sale del 70% a 213,9 milioni. Nel solo terzo trimestre l'utile è salito del 72,7% a 48 milioni. In base agli ultimi rumors, la promessa sposa della banca milanese è Ubi con l'obiettivo di dare vita alla quarta banca italiana per attivo (170 miliardi) e filiali (2.220), scavalcando il Banco Popolare finora partner predestinato del gruppo bresciano. L'operazione si configurerebbe come un'acquisizione di Bpm da parte di Ubi che svelerà i conti solo oggi (gli analisti stimano un utile di 46,4 milioni sostanzialmente in linea con un anno fa) ma che potrebbe far valere sulla governance la propria superiorità a livello di capitalizzazione (3,9 miliardi contro 3,6 miliardi) e di attivi (119 miliardi contro 50). Sulle voci, l'ad di Bpm Giuseppe Castagna glissa: «Stiamo parlando e discutendo con tutti. Al mio paese si dice che nessuno nasce imparato e quindi per valutare una banca in vista di un'eventuale aggregazione devo capirla, guardarla, osservarla, convincermi. Voglio farmi una mia idea e trovo opportuno per chi ha un ruolo come il mio analizzare tutte le opportunità». Nulla è da escludere, nemmeno l'ipotesi «stand alone» che «naturalmente esiste», ha aggiunto l'ad durante la presentazione dei conti agli analisti. Bpm continua comunque a mantenere rapporti anche con il Banco Popolare che è tornato in utile nei primi nove mesi dell'esercizio con un risultato netto di 349,8 milioni. Un anno fa aveva perso 121,7 milioni. «Siamo sul pezzo e in modo aggressivo: parliamo con molti ma abbiamo qualcosa di particolare in ballo che stiamo gestendo», ha detto ieri l'ad Pier Francesco Saviotti. Sull'ipotesi di nozze a tre il manager ha poi risposto agli analisti: «il triangolo era di moda ora lo è un po' meno. Operazione a tre è difficile anche se tecnicamente si può anche fare». Sempre dal fronte delle Popolari, ieri sono arrivati i conti di quella di Sondrio che nei nove mesi ha registrato un utile netto di 135 milioni, in crescita del 42,57% rispetto allo scorso anno. C'è, infine, attesa per il cambio al vertice della Popolare di Vicenza con l'addio del presidente Gianni Zonin che tutti continuano a dare per certo entro fine mese. Ma che ieri non è finito sul tavolo del cda durante il quale sono state solo ratificate le dimissioni del consigliere Giovanna Dossena.

Ieri, intanto, Moody's ha alzato l'outlook sul sistema bancario italiano da negativo a stabile in virtù di migliori attese sui crediti deteriorati e di un ritorno a una «modesta» redditività nel biennio 2015-2016 grazie a «leggeri miglioramenti del contesto generale».

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