Primo «effetto Cairo» sui conti Rcs

L'editore è arrivato ad agosto. In nove mesi le perdite si sono ridotte a 17,4 milioni

Camilla Conti

«Il mio effetto già sui risultati del terzo trimestre? Non sono Mandrake», aveva detto con una battuta lo scorso 26 settembre Urbano Cairo al termine dell'assemblea di Rcs. La strada intrapresa sembra comunque essere quella giusta: il gruppo editoriale ha chiuso i nove mesi con una perdita netta di 17,4 milioni dal rosso di 126,4 milioni di un anno prima. Il periodo gennaio-settembre ha però registrato anche un calo dei ricavi del 4,5% a 709,4 milioni per il decremento (-2,9%) della raccolta pubblicitaria, in particolare per quella relativa all'area News Italy, ovvero il Corriere della Sera e i periodici. La diminuzione dei ricavi editoriali e pubblicitari è parzialmente bilanciata dall'incremento dei ricavi diversi, in particolare l'area Sport grazie agli eventi stagionali (gli Europei di calcio), al Giro d'Italia e anche alle maratone. Migliora, inoltre, il margine operativo lordo prima delle poste non ricorrenti che è salito a 51 da 18,7 milioni. Le azioni di contenimento costi hanno infatti portato benefici pari a 51,7 milioni (37,7 milioni in Italia e 14 milioni in Spagna). L'indebitamento finanziario netto è sceso a 382,9 milioni da 486,7 milioni di fine 2015 in seguito alla cessione di Rcs Libri alla Mondadori. Sui conti pesano comunque gli oneri non ricorrenti (pari a 8,3 milioni) sostenuti da Rcs per le due offerte lanciate dalla Cairo Communication e dalla cordata Imh (Investindustrial, Della Valle, Mediobanca, Pirelli, Unipol).

Il nuovo socio di maggioranza di Rcs ha assunto la presidenza e l'incarico di ad dal 3 agosto scorso e ha dunque guidato l'azienda per quasi due mesi. Sempre a inizio agosto la società aveva comunicato di aver raggiunto nel secondo trimestre l'utile (per 19,9 milioni) per la prima volta dal 2012, dopo aver registrato perdite per 22 milioni nel primo trimestre. Nel comunicato sui risultati dei nove mesi diffuso ieri dalla società non vengono però estrapolate le cifre del terzo trimestre che avrebbero consentito di far emergere l'«effetto Cairo» ma che così sono «annegate» nei risultati dei nove mesi comunque nel rispetto delle nuova direttiva europea (la cosiddetta Transparency) che consente alle società quotate di scegliere se pubblicare o meno informazioni finanziarie periodiche aggiuntive. La scelta è stata presa prima dell'arrivo del nuovo proprietario, dunque dalla gestione Cioli, e si vedrà se dal prossimo anno Cairo deciderà di continuare o meno con questa prassi. Ieri, intanto, l'editore ha commentato: «Non mi sono concentrato sui tre mesi, l'importante è chiudere l'anno rispettando gli obiettivi di Ebitda, rapporto debito finanziario ed Ebitda e di patrimonio netto».

Il prossimo passo sarà un nuovo business plan: «Per quanto riguarda le prospettive degli anni successivi», si legge infatti nel comunicato sui conti diffuso ieri, «il cambiamento avvenuto nell'assetto azionario del gruppo e la recente nomina di un nuovo cda comporteranno nei prossimi mesi la revisione e/o elaborazione di un nuovo piano industriale».

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