Economia

Reddito di cittadinanza, la multa di 5 euro che non c’è

La decurtazione di 5 euro al mese applicata a chi rifiuta un impiego non è attiva e non si sa quando lo sarà

Reddito di cittadinanza, la multa di 5 euro che non c’è

La Legge di bilancio 2022, la 234 del 30 dicembre 2021, ha introdotto alcune modifiche legate al Reddito di cittadinanza. Tra queste spicca un sistema di decurtazioni attraverso il quale motivare i percettori al reinserimento professionale, una riduzione di 5 euro al mese a danno di chi non accetta una proposta di lavoro, addebitata a partire dal mese seguente il rifiuto.

Le modifiche e le decurtazioni

Prima di approfondire il meccanismo delle decurtazioni è opportuno concentrarsi sulle restrizioni non pecuniarie. A partire dal 2022 i precettori del Reddito di cittadinanza possono rifiutare due offerte di lavoro e non più tre, come previsto in precedenza.

Allo stesso modo, se il primo impiego proposto deve essere entro gli 80 chilometri dal luogo di residenza del beneficiario, la seconda proposta di impiego può non conoscere limiti territoriali.

Il meccanismo delle multe, che prevede una decurtazione di 5 euro al mese per coloro che rifiutano un impiego, non è mai stato attivato e difficilmente potrà esserlo nel prossimo futuro. Come abbiamo già scritto, non c’è un efficace sistema di tracciamento delle offerte di lavoro indirizzate ai percettori del Reddito di cittadinanza, di conseguenza è difficile prendere nota di quelle non accettate. I centri per l’impiego, deputati a essere interfaccia tra i beneficiari e l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), tardano a comunicare i nomi di chi ha rifiutato una soluzione lavorativa.

Il sito Investireoggi – richiamando una notizia rilanciata dal quotidiano Il Mattino - riporta una situazione paradossale, quella di percipienti che lamentano continui problemi di salute, pure di evitare i colloqui di lavoro. A queste scorciatoie si aggiungono le interruzioni dei colloqui di lavoro che non possono essere formalizzati, lasciando intonso l’elenco dei lavori rifiutati da chi gode del Reddito di cittadinanza.

Il modello svizzero

La Confederazione Elvetica, perla degli ammortizzatori sociali, ha configurato nel tempo un sistema tanto semplice quanto brillante. L’Assicurazione conto la disoccupazione include anche un pacchetto di sostegni per il reinserimento professionale e di integrazione salariale per le fasce della popolazione economicamente più deboli. Misure accessibili a tutti i lavoratori e che richiede l’osservanza di poche e chiare regole. Davanti all’infrazione di una norma scatta immediatamente una decurtazione dell’assegno che dà possibilità al percipiente di opporre ricorso ma che prevede sanzioni ancora più severe nel caso in cui la lamentela del lavoratore non trovasse fondamento giuridico e, considerando la semplicità delle regole da rispettare, è poco probabile (ma non impossibile) che un ricorso venga accolto.

Allo stesso modo, il lavoratore che percepisce un qualsiasi sostegno dall’Assicurazione contro la disoccupazione e che dovesse essere nel frattempo affetto da un malanno durevole, verrebbe dirottato verso un altro tipo di ammortizzatore sociale, confacente a chi soffre di un’invalidità variabile sia per percentuale che per durata temporale. Altro ente che eroga sussidi e che ha regole proprietarie esercitate mediante controlli non facili da aggirare. Il principio, che può sembrare persino oppressivo, in realtà santifica lo spirito di sussidiarietà che rende coesa la socialità svizzera: chi lavora riversa nelle casse della cosa pubblica denaro affinché questa si prenda cura delle fasce più fragili della popolazione. E gli sgarri non sono ammessi.

Alla luce di ciò – anche se si tratta di un sistema diversamente articolato rispetto al nostro e che dovrebbe essere declinato alle diverse necessità italiane - appare veramente poco plausibile che l’Italia non si lasci ispirare da un’infrastruttura attuata al di là dei propri confini geografici che resiste bene nel tempo, stabilendo in modo continuo regole invalicabili che comportano conseguenze applicate con dovizia.

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