Economia

Riformare il fisco per rilanciare il Paese: la proposta di JTI

La proposta presentata da Japan Tobacco International (JTI) si basa sui principi economici contenuti in un modello validato da Oxford Economics

Riformare il fisco per rilanciare il Paese: la proposta di JTI

Riformare il fisco seguendo i principi economici contenuti in un modello validato da Oxford Economics così da semplificare il sistema di tassazione e garantire sostenibilità al gettito. È questa la proposta presentata da Japan Tobacco International (JTI) alle istituzioni italiane durante un importante tavolo di confronto a cui hanno preso parte Pier Paolo Baretta, Sottosegretario all’Economia e alle Finanze, il Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna e Carlo Cottarelli, Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani.

La proposta di riforma del sistema di tassazione

Se il suggerimento dell'azienda ruota attorno a un grande concetto di fondo, semplificare per essere più competitivi, le parole chiave della riforma si identificano in semplificazione normativa e programmazione fiscale. Il risultato di una simile modifica migliorerebbe anche le tassazioni dei singoli settori, tra cui quello tabacchicolo.

Facciamo un piccolo passo indietro. Il gettito dell'accisa derivante dalla vendita dei tabacchi ha sempre costituito una componente importante delle finanze pubbliche italiane, contribuendo a finanziare l'erogazione dei servizi pubblici fondamentali. In ogni caso, a cavallo tra il 2012 e il 2019, le entrate derivanti dai tabacchi, quindi accise e IVA, sono scese da 14,2 a 13,9 miliardi di euro. Un calo che ha comportato una riduzione dal 3,4% al 3% di tutte le entrate del governo.

Una situazione del genere, oggi, con la pandemia di Sars-Cov-2 in corso, assume un'importanza rilevante, anche in relazione alla risposta politica sulle finanze pubbliche. Al fine di garantire maggiore robustezza al gettito, consentire alle imprese di programmare i rispettivi investimenti e rendere l'Italia più competitiva a livello internazionale, JTI ha proposto quindi una modifica dell'attuale sistema di tassazione delle sigarette dal momento che, pur continuando a garantire la gran parte del gettito atteso per lo Stato, il comparto soffre di una mancanza di programmazione sul lungo periodo.

I quattro pilastri

Una delle più evidenti criticità del fisco riguarda la scarsa attrazione degli investimenti a causa del ricorso ad improvvisi aumenti di tassazione. Da questo punto di vista la proposta di JTI punta su aumenti di tassazione programmati e graduali. Quattro sono i pilastri per realizzare il progetto. Il primo passa per il rafforzamento dell’accisa specifica, capace di assicurare maggiore prevedibilità e certezza del gettito. Il secondo è inerente alla semplificazione nella normativa in grado di rendere più chiaro e flessibile l’impianto fiscale delle sigarette.

Abbiamo poi il terzo pilastro: l’aumento dell’Onere Fiscale Minimo che assicuri uno stimolo equo all’aumento dei prezzi tra tutti i segmenti di prodotto in linea anche con gli obiettivi di tutela della salute pubblica. Infine il quarto e ultimo punto: l’adozione di un calendario fiscale su base triennale con aumenti pianificati dell’accisa specifica.

Intervista all'amministratore delegato di JTI Italia Gian Luigi Cervesato

Qual è la situazione del mercato tabacco in Italia e quali tendenze si sono registrate nel nostro Paese?

Gli ultimi anni sono stati anni di cambiamento, in cui la tecnologia e l’innovazione hanno impattato fortemente su numerosi business. Quello del tabacco, oltre alla progressiva espansione dei prodotti alternativi di nuova generazione sta vivendo anche un calo fisiologico del mercato. Basti pensare che, negli ultimi 10 anni, il settore del tabacco tradizionale in Italia ha registrato una perdita di oltre 16 milioni di kg in volume e il solo comparto delle sigarette si è ridotto di quasi il 28%.

Naturalmente, questa contrazione si riflette anche sul gettito atteso dallo Stato: nei primi 8 mesi del 2020 è già stata registrata una perdita di 48 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2019. In questo contesto, l’attuale sistema di tassazione – modificato l’ultima volta nel 2015 – non tiene conto di una dinamica fisiologicamente in calo per il comparto delle sigarette che sempre più ha sofferto aumenti non programmati di tassazione per il mantenimento del gettito costante.

Quali sono a suo avviso le criticità del modello di tassazione italiano?

In quanto operatore che ogni giorno si confronta con le dinamiche del mercato italiano, posso certamente dire che la criticità principale del nostro sistema è l’instabilità che genera. Questo è dovuto principalmente a un modello fiscale piuttosto articolato e poco chiaro che troppo spesso ha lavorato più sull’urgenza che sulla programmazione portando ad aumenti inaspettati di tassazione. Bisogna partire da una considerazione: le sigarette tradizionali, pur subendo una costante contrazione dei volumi, continuano ad assicurare il maggior gettito allo Stato, più o meno il 92% delle entrate.

Parliamo quindi di un settore strategico che oggi soffre la mancanza di una visione di lungo periodo che per troppo tempo ha minato le fondamenta del comparto. È arrivato il momento di recuperare questo gap per il beneficio di tutti: imprese, operatori della filiera agricola e, non in ultimo, lo Stato e l’erario.

Partiamo subito con la proposta messa sul tavolo da JTI Italia per riformare la tassazione delle sigarette. In che cosa consiste?

La proposta di revisione fiscale delle sigarette che abbiamo elaborato si fonda su un modello economico validato insieme ad Oxford Economics. Il nostro obiettivo è quello di proporre un nuovo sistema di tassazione che sia più semplice, flessibile, efficace e – soprattutto – in linea con quelli adottati con successo dagli altri Paesi UE, in risposta a quelle che sono le linee guide dell’autorità europea per la tassazione del settore. La nostra proposta, condivisa anche con le Istituzioni, si basa su 4 pilastri: il rafforzamento della tassazione a favore della componente specifica anziché ad valorem, una semplificazione normativa, l’aumento dell’onere fiscale minimo, l’introduzione di un calendario fiscale su base triennale in grado di definire in anticipo le aliquote dell’accisa ad valorem e di quella specifica.

Quali sono gli obiettivi che intende conseguire una proposta del genere?

Come dicevo prima, l’obiettivo primario a cui puntare è quello di avere un sistema fiscale flessibile in grado di assicurare sostenibilità al gettito. In quest’ottica, spostare il peso verso l’accisa specifica svincolerebbe la tassazione dalle dinamiche di prezzo, permettendo in primis allo Stato una maggiore prevedibilità del gettito con l’effetto di renderlo così più robusto. Accanto a ciò, è necessario rendere più chiaro l’intero impianto della tassazione stabilendo – ad esempio – un’accisa specifica come importo fisso per un dato numero di unità vendute.

Il terzo elemento della nostra proposta riguarda l’aumento dell’Onere Fiscale Minimo, uno strumento fondamentale oltre che uno stimolo equo e costante nel tempo all’aumento dei prezzi tra tutti i segmenti di prodotto in linea con gli obiettivi di tutela della salute pubblica che avrebbe il merito di favorire la sostenibilità del gettito. Infine, l’adozione di un calendario fiscale per programmare gli incrementi dell’accisa specifica, consentendo allo Stato di prevedere le entrate derivanti dal settore e alle imprese di pianificare gli investimenti. Trattandosi di aumenti di tassazione programmati e graduali, lo Stato avrebbe modo di intervenire con anticipo tenendo conto dell’andamento del mercato e del gettito atteso.

Si parla anche di best practice internazionali alle quali fare riferimento, in cosa potrebbe essere utile emulare gli altri Stati europei?

In linea generale, reputo una strategia vincente guardare a chi ha già affrontato, prima di noi, il cambiamento del mercato e fatto fronte alla contrazione del comparto delle sigarette. C’è anche da riflettere sul perché, Paesi europei e non solo, ad alto reddito ed efficienza fiscale abbiano scelto una ridefinizione della tassazione verso la componente specifica. Allo stesso modo, gli Stati hanno deciso di dotarsi di un calendario fiscale con risultati decisamente positivi per l’erario: così facendo, è possibile intervenire sulle dinamiche di mercato muovendo le componenti della tassazione in maniera indipendente a seconda degli obiettivi di politica fiscale che si intende perseguire.

Siamo in fase di discussione di legge di bilancio, negli ultimi anni si è ricorso spesso ad aumenti della tassazione delle sigarette, quali potrebbero essere le conseguenze sul comparto se dovesse verificarsi questa eventualità?

Vorrei partire da una considerazione: una semplificazione del fisco oggi è più che mai necessaria per assicurare competitività al nostro sistema industriale che non può permettersi di restare indietro. Aumenti non programmati causerebbero ulteriore disorientamento nel mercato e renderebbero impossibile la programmazione degli investimenti sul territorio. Con l’incertezza che domina il sistema attuale, sempre più a fatica si riesce a programmare con il giusto anticipo l’entità degli investimenti in tabacco italiano, un tema che ci sta molto a cuore dal momento che la filiera italiana è una filiera di eccellenza che conta oltre 200mila addetti e che abbiamo contribuito a sviluppare nel corso del tempo grazie ad investimenti mirati in tecnologia e innovazione. Quello che voglio dire è che è ormai arrivato il momento di lavorare di programmazione e non più sull’urgenza, credo che tutti potrebbero beneficiarne.

Quindi, in conclusione, riformare il fisco – anche quello del settore tabacco – per il rilancio del Paese. Qual è il vostro livello di interlocuzione con le Istituzioni in merito e quali le attese?

Il Paese ha un'occasione unica e irripetibile per programmare il proprio rilancio ma quello di cui necessita prima di tutto è la volontà di assumere questo impegno da affrontare tutti insieme. Come sempre, JTI Italia è aperta al confronto e alla discussione con tutti gli stakeholder istituzionali, la proposta di revisione alla quale abbiamo lavorato ne è un esempio. Abbiamo ricevuto delle aperture da parte dei nostri interlocutori, quello che ci auguriamo è l’elaborazione di un documento di riforma inclusivo, che non lasci indietro nessun settore e che riesca a guardare al bene comune del Paese e alla sua forza anche sui mercati internazionali.

A mio avviso, le parole d’ordine devono essere semplificazione e certezza normativa: una riforma del sistema attuale di tassazione che si ponesse questi obiettivi avrebbe il valore aggiunto di inserirsi nella progettualità più ampia del Governo di contribuire ad un concreto miglioramento dell’equità, efficienza e trasparenza del sistema tributario italiano. Diventa quindi necessario ripensare fin da subito alla struttura della tassazione in modo da ri-equilibrare il peso delle singole leve fiscali, che si concretizza anche attraverso un trattamento coerente ed equo di tutti i prodotti del mercato dei tabacchi lavorati, senza penalizzare nessuna categoria.

I fatti hanno chiaramente dimostrato i limiti del modello attuale, la soluzione non si trova più in aumenti costanti e aggressivi della pressione fiscale sui prodotti del tabacco, bensì in un cambio strutturale che ci permetterà di trasformare una spirale negativa in un ciclo virtuoso a beneficio di tutti gli attori del settore e del gettito dello stato.

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