Scambio azionario con Suzuki. Ora Toyota acquisterà il 5%

Operazione da 800 milioni di euro. È l'ennesima mossa nel settore dell'auto. Che aspetta segnali da Fca-Renault

Scambio azionario con Suzuki. Ora Toyota acquisterà il 5%

All'alleanza tra americani e tedeschi, con Ford e Volkswagen, ecco ora presentarsi quella tutta giapponese tra Toyota e Suzuki: i primi acquisiranno il 4,9% del capitale della società connazionale (valore 819 milioni di euro) che, a sua volta, deterrà azioni di Toyota per circa 410 milioni. Toyota e Suzuki si prefiggono, fin da ora, di «stabilire e promuovere un partnerariato a lungo termine». I due costruttori sono già soci tecnologici dal 2017, e dal 2018 sono anche partner commerciali in India. Il focus dell'intesa è soprattutto sullo sviluppo della guida autonoma.

Riprende a salire, a questo punto, la febbre delle alleanze. E il Giappone torna al centro dell'attenzione anche in funzione degli sviluppi dei colloqui tra Nissan e Renault sull'incrocio delle partecipazioni. Dall'esito di questa trattativa, imperniata sulla volontà o meno dell'Eliseo di ridurre il proprio peso nell'Alleanza, dipende infatti la ripresa del dialogo con Fca che porterebbe alla nascita - insieme a Renault, Nissan e Mitsubishi - del primo gruppo mondiale dell'auto. In proposito, Toyota, protagonista dell'intesa con Suzuki, è attualmente la terza Casa automobilistica al mondo in termini di veicoli venduti (10,59 milioni di unità nel 2018, contando anche Lexus, Daihatsu e Hino), dietro Renault-Nissan-Mitsubishi e il gruppo Volkswagen.

Suzuki, dal canto suo, guarda da tempo a un compagno di squadra forte dopo che l'accordo strategico del 2009 con il gruppo Volskwagen si era interrotto a due anni dalla firma. Ci sono voluti ben quattro anni di carte bollate affinché i nipponici ritrovassero la «libertà».

Suzuki, che ha consegnato 3,2 milioni di veicoli in tutto il mondo, circa la metà dei quali sono a due ruote, non è l'unico costruttore di veicoli ad aver stretto un legame con il gigante Toyota. Quest'ultima, oltre all'acquisizione, due anni fa, del 5% di Mazda, con cui aveva avviato una collaborazione tecnologica, è pure il maggiore azionista di Subaru, un tempo appartenente alla galassia dell'americana General Motors, di cui detiene quasi il 17% del capitale.

Ecco allora farsi avanti un importante polo automobilistico giapponese costituito da scambi di partecipazioni e cooperazioni tecnologiche incentrate, soprattutto, su guida autonoma e mobilità green. Toyota è la capofila di questo polo che, alla stato dell'arte, esclude Honda e il duo Nissan-Mitsubishi che fa parte dell'Alleanza con Renault.

Tra gli analisti, intanto, c'è chi sostiene che per un costruttore nipponico sarebbe più conveniente una soluzione di accordo entro i confini del proprio Paese. Il riferimento è a un'ipotetica rottura tra Renault e Nissan, come è accaduto tra Volkswagen e Suzuki. «L'accordo Toyota-Suzuki è stato benedetto dal governo di Tokio, che ha ben chiara l'importanza del tema consolidamento nell'auto.

È forse meglio gestire tutto in casa, senza le intromissioni del governo di un altro Paese, per giunta azionista, come nel caso di Renault. Le proprie tecnologie, del resto, possono essere sempre rese disponibili ad altri con un forte guadagno», osserva un analista.

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