Scaroni: «Eni al riparo da scalate ostili»

Un assalto al Cane a sei zampe? Nessun timore, dice il numero uno di Eni, Paolo Scaroni, da Trieste, dove ieri ha incontrato il presidente russo, Vladimir Putin: «Viviamo in un mondo in cui i take over, le scalate ostili di aziende come Eni, non esistono, non ci sono mai state nella storia, non ci saranno mai, a mio parere, per tutta una serie di ragioni». A cominciare dal fatto che il Tesoro e la Cassa Depositi e Prestiti possono scendere fino al 25% senza nessun problema «perchè il nostro statuto prevede che i diritti di voto siano limitati al 3%». Questo limite decade solo se in caso di un'Opa sul 75% capitale che però farebbe scattare «la possibilità di un cambio di statuto per l'eliminazione del tetto del 3% ai diritti di voto». Un'ipotesi, quest'ultima, che comporterebbe somme «astronomiche, ha sottolineato poi Scaroni ricordando anche l'esistenza di un altro paracadute, la «golden share» nel caso di scalate extracomunitarie. Poi, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedevano un giudizio sul piano di privatizzazioni del governo, il numero uno del gruppo energetico ha precisato: «Non giudichiamo i piani del governo; mi occupo dell'Eni, quello che avviene tra i miei azionisti non mi riguarda».
Sono insomma altre le preoccupazioni di Scaroni. Una di queste è legata all'instabilità in Libia, l'altra ai ritardi accumulati in Kazakistan. Lunedì scorso, infatti, Fitch ha tagliato a «negativo» l'outlook di Eni a causa dei problemi sorti in questi due Paesi. «La situazione della Libia certo che ci preoccupa», però «siamo relativamente ottimisti, non magari tra un mese o fra tre mesi ma a medio termine sì». Quanto allo stop sui lavori di Kashagan, Scaroni si è detto «ottimista e credo che nel giro di qualche mese (l'impianto) potrà ripartire».
Eni ha intanto firmato ieri un accordo con Rosneft per reciproche forniture petrolifere e investimenti congiunti in attività commerciali e di logistica, oltre a un memorandum d'intesa con la russa Novatek per una possibile cooperazione.

Scaroni ha poi precisato di non aver parlato dei prezzi del gas durante l'incontro con Putin, «perchè per il 2013 li giudichiamo soddisfacenti mentre nel 2014 avvieremo dei negoziati che seguiranno il loro iter naturale, e cioè passeranno dall'interlocutore che è Gazprom».

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