Scatta l'allarme su Irpef e pensioni: cosa può succedere

I miliardi stanziati per il decreto Sostegni-ter e il caro bollette potrebbe avere effetti anche su taglio dell'Irpef e riforma delle pensioni: cosa può accadere

Scatta l'allarme su Irpef e pensioni: cosa può succedere

I soldi destinati al caro-bollette appena stanziati dal governo e di cui ci siamo occupati sul Giornale.it, cinque degli otto miliardi di euro complessivi, avranno un effetto a "cascata" anche su altri settori quali il taglio dell'Irpef e la riforma delle pensioni previste per l'anno appena iniziato. Per far fronte all'emergenza, infatti, una parte del denaro è "congelato" in attesa che venga approvato il Def, Documento di economia e finanza, previsto per aprile.

Tesoretto già "esaurito"

Ci sono due notizie, una buona e una cattiva: la buona è che il deficit che ci portiamo dietro dal 2021 sarà inferiore rispetto ai conti dello Stato fatti inizialmente e intorno al 5,6%: in questo modo si potranno liberare risorse da destinare al tesoretto. E qui veniamo alla cattiva notizia: inizialmente erano stati calcolati 106 miliardi come fabbisogno per le casse dello Stato, in realtà la Banca d'Italia ne ha rilevati 96, esattamente 14 in meno ai quali vanno tolti i soldi che sono serviti al governo per adottare i due decreti, Sostegni-ter e caro-bollette, che sono costati 11,5 miliardi. Ecco perchè del tesoretto potrebbero essere rimaste soltanto le briciole, bloccando così le riforme previste per il 2022.

Cosa succede con l'Irpef

La premessa è importante per parlare di Irpef, una delle riforme fiscali dell'anno in corso con il passaggio da quattro a tre aliquote. Il primo modulo ha portato gli scaglioni da cinque a quattro (23% il primo, 23% il secondo, 35% il terzo e 43% il quarto), ed è già entrato in vigore insieme all'assegno unico per i figli. L'idea, però, è quello di ulteriore passaggio a tre aliquote (23%, 33% e 43%) già quest'anno, utilizzando le risorse che "sarebbero arrivate grazie alla maggiore crescita e che sarebbero emerse con il Def" come si legge sul Messaggero. A causa del caro-bollette, però, questa ipotesi potrebbe essere ormai definitivamente tramontata.

Cosa succede con le pensioni

L'altra tematica all'ordine del giorno che si trascina ormai da mesi riguarda la riforma delle pensioni. Nei prossimi giorni è previsto l'ultimo e decisivo incontro a Palazzo Chigi tra governo e sindacati per capire cosa accadrà dopo la fine di Quota 102. Come ci siamo occupati sul Giornale.it, si potrebbe uscire dal mondo del lavoro a 64 anni invece degli attuali 67 con il calcolo contributivo. I sindacati, però, non sono del tutto convinti e hanno avanzato anche altre proposte.

Nel frattempo, l'economista Reitano avrebbe ipotizzato una misura che interessa anche Palazzo Chigi: non fare il ricalcolo come avviene con Opzione Donna ma adeguare il retributivo applicando "la differenza tra due indicatori importanti che trasformano la massa di contributi versati in una vita di lavoro (il montante) in pensione: i coefficienti di trasformazione (uno per ogni età di uscita)".

In pratica, la parte retributiva si abbasserebbe grazie alla differenza tra i coefficienti che corrispondono a 64 e 67 anni, l'età di anticipo e quella legale. Al massimo, come detto, ci sarebbero tagli del 3% annui con un massimo del 9% in tre anni e limitato alla parte retributiva, molto più basso e "sopportabile" rispetto all'intera pensione.

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