Urso incalza Stellantis sui piani in Italia

Si cerca l'intesa entro fine anno: in gioco il futuro dei siti produttivi nella Penisola

Il ministro Adolfo Urso
Il ministro Adolfo Urso
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L'obiettivo è quello di creare le condizioni affinché l'Italia mantenga un ruolo di primaria importanza nelle strategie di Stellantis. Per questo sono in corso discussioni tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy, il gruppo guidato da Carlos Tavares, i sindacati e le altre parti interessate. Roberto Benaglia (Fim Cisl) ha definito «positivo l'iter avviato», sottolineando, però, che «deve essere riconosciuto il ruolo del sindacato» nell'accordo di sviluppo in via di definizione. Ieri, in proposito, si è svolta una videoconferenza tra il ministro Adolfo Urso e i sindacati (all'incontro non era prevista l'azienda). Il 30 agosto, invece, si terrà una nuova riunione, questa volta tra ministero e Stellantis e propedeutica alla sottoscrizione, entro il 31 dicembre, «di un'intesa di programma che abbia un orizzonte al 2030 e che preveda il coinvolgimento di tutte le parti». Il 10 settembre, quindi, sarà fatto il punto generale.

Ecco i filoni al centro del confronto: incremento dei volumi di produzione dei veicoli (il ritorno a oltre 1 milione di unità); ricerca, sviluppo e innovazione; efficientamento degli impianti per migliorarne la competitività in termini di costo del lavoro, energia e logistica; accelerazione degli investimenti in transizione energetica e ambientale; corsi e percorsi formativi primari e secondari in accordo anche con le imprese della componentistica.

Da parte di Stellantis, attraverso una nota, è stato ribadito «il forte impegno dell'azienda nei confronti del Paese», e confermato «il dialogo dinamico e costruttivo con il ministero delle Imprese e del Made in Italy: insieme stiamo cercando di creare le condizioni per mantenere il ruolo di leader dell'Italia al centro della strategia di Stellantis». Quindi, la volontà «a proseguire, dopo la pausa estiva, anche con le parti sociali e le organizzazioni di categoria, un cammino che si basa su un processo chiaro e su una visione condivisa».

Per Stellantis, in pratica, l'intesa dovrà tenere conto di diversi fattori: il mercato, l'accessibilità economica delle auto per gli italiani, l'impatto di normative come l'Euro 7, il costo dell'approvvigionamento energetico e le agevolazioni per l'acquisto delle vetture. Con i suoi 14 marchi, il gruppo palesa inoltre l'intenzione «di investire e costruire ancora più modelli per i marchi stranieri in Italia».

Le reazioni dei sindacati, ora. Per Rocco Palombella (Uilm), resta fondamentale, prima del 10 settembre, «un incontro con governo e azienda per avere garanzie imprescindibili riguardanti la tutela dell'occupazione e dell'indotto, con particolare attenzione alla componentistica e ai servizi in vista della transizione ecologica e digitale; senza alcune condizioni, nessun accordo definitivo». «L'orizzonte del 2030 è importante - osserva Benaglia (Fim Cisl) - ma già nei prossimi due anni dobbiamo generare una forte inversione di tendenza su auto e furgoni; l'accordo deve comunque riconoscere il ruolo del sindacato per essere di svolta».

Tornare a produrre 1 milione di auto e 300mila furgoni è il punto fermo ribadito da Maurizio Landini (Cgil) e Michele De Palma (Fiom), che aggiungono: «Vogliamo una trattativa vera con ministero e azienda perché i soldi pubblici garantiscano ricerca, produzione e lavoro».

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