Usa, Stellantis "grippa": fuori altri 2.400 operai

Pesano le scorte. Titolo dimezzato in 5 mesi

Usa, Stellantis "grippa": fuori altri 2.400 operai
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Il 25 marzo scorso le azioni Stellantis toccavano l'apice di 27,15 euro. Da allora il titolo si è praticamente dimezzato. Ieri, a Milano, la quotazione è stata infatti di 13,88 euro (-0,7%). Sotto i riflettori, in questo momento, c'è la situazione del gruppo in Nord America, complici anche le incertezze che derivano dalla contesa in corso per la Casa Bianca e i possibili impatti sul settore.

Anche negli Usa, inoltre, stanno emergendo problemi in alcuni casi simili a quelli in Italia. E se da noi c'è, tuttora, poca chiarezza sui prodotti destinati ai singoli impianti e fondamentali per rafforzare marchi con un'offerta limitata (Maserati, in primis), oltre l'Atlantico resta Jeep a fare da traino con la sua gamma. Chrysler, infatti, si regge su un solo modello (Pacifica), Dodge è molto di nicchia, mentre Ram con i suoi pick-up è spesso oggetto di richiami. Il gruppo guidato da Carlos Tavares (in foto) denota, dunque, sempre maggiori difficoltà a gestire i tanti marchi - ai quali si è aggiunta l'incognita cinese Leapmotor - soprattutto quelli ereditati dall'allora Fiat Chrysler Automobiles.

Negli States la tensione è alta a causa anche del calo degli utili. Stellantis ha avvertito il sindacato Uaw del probabile taglio di migliaia di posti nello stabilimento di Warren, fuori Detroit: fino a 2.450 dei 3.700 lavoratori. Sulle linee viene realizzata la versione più vecchia del Ram 1500, mentre per il nuovo modello è stato deciso di spostare la produzione in un altro sito, sempre nel Michigan.

Le uscite inizieranno già dall'8 ottobre prossimo. Stellantis ha affermato che avrebbe offerto riscatti volontari ai lavoratori. In aprile, sempre nell'area di Detroit, erano state tagliate altre 199 persone. Nel 2023, inoltre, il gruppo aveva fatto offerte di riscatto e prepensionamento a 6.

400 addetti non sindacalizzati. A incidere è anche la sempre più enigmatica transizione ai veicoli elettrici. Dal punto di vista commerciale, invece, negli Usa il nodo riguarda le scorte troppo alte e il fallimento dei piani adottati per ridurle.

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