Camilla Conti
Mentre cominciano ad arrivare sul tavolo le offerte per Pioneer, fra i soci di Unicredit qualcuno comincia a puntare i piedi, seppur con diplomazia.
Ieri il presidente della Fondazione Cariverona (principale socio italiano con il 2,7%), Alessandro Mazzucco, ha approfittato della presentazione del documento di programmazione dell'ente per invocare un cda più snello perché tre vicepresidenti sono troppi. «Io ho gestito organi collegiali per molti anni e ho verificato che questo tema è una costante. Il numero dei posti in cda (oggi sono 17, ndr) è gonfiato, perché ognuno vuole la sedia per dire la sua, a scapito dell'efficienza dell'organo», ha detto Mazzucco. «Se vogliamo poter governare dobbiamo mantenere una certa snellezza. È una convinzione che ho maturato sul campo», ha proseguito. E chi gli chiedeva se tre vicepresidenti sono troppi, Mazzucco ha risposto: «Fossi in lei chiederei se non sia troppo un vicepresidente». Il siluro punta dritto sul tris di vice ovvero Vincenzo Calandra Bonaura, Luca Cordero di Montezemolo e Fabrizio Palenzona. Le parole di Mazzucco vanno lette anche alla luce del ruolo avuto dietro le quinte dall'ex presidente della Fondazione scaligera, Paolo Biasi (che ha fortemente voluto l'ex rettore della locale università come suo successore) nelle trattative per il cambio al vertice di Unicredit, contribuendo a portare Jean Pierre Mustier sulla tolda di comando al posto di Federico Ghizzoni. Non solo. Circa un anno fa Biasi, ancora presidente, dovette subire l'onta di non riuscire a nominare un rappresentante di Cariverona nel board della banca milanese.
Da settimane circolano voci anche su altri mal di pancia nel salotto di piazza Gae Aulenti. I grandi soci di Unicredit sono la società di investimenti Usa, Capital Research and Management Company con il 6,72% in gestione discrezionale del risparmio, gli emiratini di Aabar con il 5,04% del capitale e gli americani di Blackrock con il 4,82 per cento. Tutti gli azionisti dovranno decidere se aprire il portafoglio per partecipare all'aumento di capitale, il cui importo verrà svelato il 13 dicembre. «In linea di massima e compatibilmente con la nostra sostenibilità, ribadiremo il rapporto», ha detto ieri Mazzucco. Ma solo se l'esborso sarà ragionevole: «Dobbiamo avere qualche segno che dopo questa ricapitalizzazione, che è la quarta in non molti anni, la società diventi più solida e comincerà a darci nuovamente dividendi», ha sottolineato.
I riflettori sono intanto accesi su quanto la banca incasserà dalla cessione di Pioneer: Unicredit ieri ha confermato di aver ricevuto delle offerte e di essere in trattativa con dei potenziali acquirenti, sottolineando però che «non vi è alcuna certezza che queste trattative possano portare ad alcuna transazione né certezza in merito alle condizioni alle quali tale operazione possa procedere». Giovedì sera è comunque uscita allo scoperto la cordata composta da Poste Italiane, Cdp e Anima Holding che hanno costituito una società veicolo di cui Poste detiene la maggioranza.
Le tre società hanno sottoscritto anche un accordo per dare vita ad un campione nel risparmio gestito. Sul tavolo, per Pioneer, dovrebbero esserci anche le proposte di Amundi, Macquarie e Ameriprise. Secondo i rumors di mercato, le offerte si aggirerebbero sui 3,4 miliardi ma avrebbero condizioni diverse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.