La Volkswagen saluta Piëch, il tedesco del "made in Italy"

Ha trasformato il gruppo nel leader dell'auto mondiale Aveva un debole per Alfa e Ferrari e si comprò la Ducati

La Volkswagen saluta Piëch, il tedesco del "made in Italy"

Il destino ha voluto che Ferdinand Piëch, il patriarca del gruppo Volkswagen, morisse proprio alla vigilia di quel Salone di Francoforte che nel 2015 segnò l'inizio del Dieselgate e che quest'anno, invece, vedrà l'azienda inaugurare la sua nuova era: cambio di marchio e d'immagine all'insegna del motto «New Volkswagen», consacrazione della strategia basata sull'elettrico. E Piëch, protagonista assoluto della «vecchia» Volkswagen, diventata grazie a lui il gruppo più potente e ricco di marchi (12) nel mondo, prima ad e poi presidente del consiglio di sorveglianza, sembra aver scelto proprio questo momento epocale per lasciare la vita terrena.

Padre di 12 (o 13) figli, è morto a 82 anni, stroncato da un malore mentre era a cena in un ristorante della Baviera. Con lui, l'inseparabile (quarta) moglie Ursula, insieme alla quale lo si vedeva spesso curiosare negli stand dei concorrenti ai Saloni dell'auto. Nipote di Ferdinand Porsche, l'inventore del Maggiolino, Piëch aveva un debole per l'Italia, per Giorgetto Giugiaro, e per i marchi Alfa Romeo e Ferrari. «Personalmente - ricorda Walter de Silva, che proprio il Grande vecchio volle a capo del design prima di Seat, quindi di Audi e poi dell'intero gruppo - ho vissuto tutti i tentativi di Piëch per convincere John Elkann e Sergio Marchionne a cedere il Biscione a Volkswagen. Ci ha provato nel 2005, nel 2006 e, ancora, nel 2007 e nel 2009. L'anno che venne presentata Seat Salsa, al Salone di Ginevra del 2000, vidi arrivare sul nostro stand il presidente di Ferrari, Luca di Montezemolo. Mi comunicò che Piëch, aveva appena comprato l'ultima novità del Cavallino. Gli risposi così: chissà se ora se la prende tutta la Ferrari...». «Poco dopo - aggiunge de Silva - Piëch mi chiamò e mi chiese perché al posto del grigio metallizzato non avevo scelto il rosso per il concept Seat». L'ex designer del gruppo tedesco, descrive Piëch, che lo aveva strappato all'Alfa Romeo vincendo la concorrenza di Robert Peugeot che voleva de Silva a Parigi, come «il più grande visionario nella storia dell'auto».

Bandiere a mezz'asta in tutte le sedi del gruppo e messaggi di cordoglio, da parte del quartier generale di Wolfsburg, a nome dei 660mila collaboratori. «Piëch è stato un uomo coraggioso, imprenditorialmente coerente e tecnicamente brillante - commenta l'attuale ad Herbert Diess -; ha portato qualità e perfezione fino all'ultimo dettaglio nell'industria dell'auto. Quando era alla guida dell'azienda ha sviluppato la dimensione globale del gruppo integrando Bentley, Porsche, Lamborghini, Bugatti, Scania e Man, e portando le marche di volume alla competizione internazionale grazie a una convincente strategia di piattaforme». A testimonianza della sua passione per il made in Italy, tra le tante operazioni volute da Piëch, ci sono anche l'acquisizione di Ducati e di Italdesign (ex Giugiaro). «Ha reso grande Audi - rammenta ancora de Silva - e quando mi incaricò di occuparmi della nuova A6 mi chiese di creare un progetto ripetibile nel tempo e, soprattutto, dal sex appeal italiano».

Il top manager nato a Vienna sarà ricordato come l'uomo dei record, colui che ha portato l'asticella delle vendite a superare quota 10 milioni. Ma Piëch passerà alla storia anche per la gestione ferrea dell'azienda e l'ossessione per i dettagli. Un colpo da mestro, nel 2012, è l'acquisizione di Porsche, dopo aver sventato un tentativo di blitz proprio da parte della Casa di Zuffenhausen ai danni di Volkswagen.

Duro e determinato, pronto a scontrarsi con i parenti azionisti Porsche, ferito dalla decisione dei vertici del gruppo di confermare il suo ex pupillo Martin Winterkorn, che aveva sfiduciato, Piëch si è via via

allontanato da Wolfsburg: dimissioni dalla presidenza del Cds e cessione delle quote (1 miliardo). Non ha mai creduto che il Dieselgate fosse stato opera di qualche piccolo manager del gruppo. Se n'è andato con tanti pensieri.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica