«Elettori videoschedati, metodi stalinisti»

I vertici Ds temono il «flop»: soddisfatti se superano i 25mila votanti

Gianandrea Zagato

Elettori «videoschedati» alle primarie. Idea diessina anti-sabotaggio dopo che il sindaco Gabriele Albertini ha detto di voler dare la sua preferenza a Dario Fo. Strategia anti-guastatori contro il centrodestra che, secondo la Quercia, tifa per il Nobel. «Anzi, la Casa delle Libertà fa di più: dà indicazioni di voto per Dario» chiosa Pierfrancesco Majorino, segretario cittadino ds. Ricamo politico di una sinistra già alle prese con notti in bianco tormentate da Unipol e dintorni e che, adesso, dota gli scrutatori alle primarie di un videotelefonino per smascherare quei cattivi del centrodestra che si presenteranno ai seggi per votare. «Fotograferemo chi voterà per esporlo al pubblico ludibrio» afferma Majorino: «Abbiamo segnalazioni che nel centrodestra c’è un tam tam per andare ai seggi. Sarebbe un atto di arroganza che si commenta da sè». Versione seguita dall’invito a mettere una crocetta sul cognome «Ferrante che è il Prodi milanesi» e dall’annuncio che tutti i seggi saranno pure dotati con la fotocopia delle liste di tutti gli eletti milanesi della Casa delle Libertà, «dai consigli di zona in su».
Offensiva anti-imboscato che non è, dunque, solo una goliardata. Ma purtroppo per Majorino, i vertici della Quercia e, perché no, anche per l’ex prefetto Ferrante, non ci sarà nessuna infiltrazione: «Io a votare alle primarie? Stiano tranquilli, non ci andrò sicuramente. Certo, il centrosinistra in salsa ambrosiana non sa proprio più cosa inventare per fare notizia. Ma quest’uscita pone una domanda: è questa la democrazia che ci attende? La selezione della razza sinistra? Mi sembra di ricordare qualcosa già successo» commenta Maurizio Bernardo, vicecoordinatore lombardo di Forza Italia. Già, «qualcosa avvenuto ai tempi del Pcus» aggiunge Riccardo De Corato: «Majorino e i diessini usano metodi che ricordano il partito nell’ex Unione Sovietica. Che le primarie siano una cosa seria è tutto da vedere: sicuramente non possono essere gestite dall’apparato dei partiti e se poi pensano anche di fotografare chi va a votare, be’ allora buona fortuna. Non credo che invoglieranno molto». Anzi, secondo il vicesindaco di Milano la fotografia ha solo un effetto: «Ricordare tanto il comunismo del tempo dell’eskimo che l’ex prefetto Ferrante ha rispolverato. Con l’aggiunta di rendere tutto ancora più ridicolo».
Effetto ironia condiviso da Manfredi Palmeri, capogruppo azzurro a Palazzo Marino: «Meglio l’ironia che le liste di proscrizione fotografica. Per votare bisogna essere elettori del centrosinistra e quindi, io, non ci andrò. Ma anche ammesso che ci siano elettori del centrodestra pronti a recarsi ai seggi saranno numeri talmente piccoli che sarebbe meglio accoglierli con più humor o, forse, quelli dell’Unione prevedono affluenze talmente basse che pure pochi voti possono far cambiare le percentuali». Possibilità, quest’ultima, non esclusa neppure dagli stessi vertici della Quercia: che non credono di poter fare il replay delle primarie nazionali dove supereranno quota centomila e, dicono, si accontenterebbero di raggiungere almeno venticinquemila elettori.

Segno anche questo del disinteresse dei milanesi di centrosinistra verso queste primarie che sembrano solo un «pateracchio senza senso». E che, adesso, con i videotelefonini degli scrutatori in azioni per immortalare facce sospette appaiono per quello che davvero sono: un pateracchio senza senso.

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