Elisso Virsaladze, pianista per palati fini: concerto n. 5 di Beethoven con la «Verdi»

Il suo è un pianoforte lirico che ama tradurre con pacatezza (certo frutto della sicurezza di chi possiede una tecnica a prova di bomba) anche i momenti accalorati così cari alla poetica romantica. Poetica che lei, schumanniana votata, sa risolvere con naturalezza. Non è un pianismo esuberante, da effetti speciali quello di Elisso Virsaladze. Così come lei, schiva e riservata fino al top secret, con uno sguardo sfingeo incorniciato da un caschetto corvino, non è certo un personaggio mediatico. Ragioni che contribuiscono a spiegare perché un’interprete del suo rango non ha mai sollevato i clamori riservati a colleghi artisticamente qualche spanna sotto di lei. Insomma, una concertista per raffinati intenditori. La Virsaladze suona periodicamente a Milano, in Conservatorio, quale nome chiave nel cartellone delle Serate Musicali, e talvolta alla Scala. Oggi (ore 20.30), domani (ore 20) e domenica (ore 16), testa per la prima volta la sala acusticamente più riuscita di Milano, l’Auditorium Fondazione Cariplo. Georgiana, cresciuta fra Tiblisi e Mosca, studi nella nativa Georgia e lavoro di lima e poi impiego didattico nella ex capitale sovietica, sarà diretta nel Quinto Concerto di Beethoven da Vladimir Fedoseyev, sul podio dell’Orchestra Verdi. Nella seconda parte della serata, si ascolterà la Sinfonia Scozzese di Mendelssohn. Quella di Fedoseyev, originario di San Pietroburgo, è stata una vita spesa fra Vienna e Mosca, diviso fra gli impegni con l’Orchestra Sinfonica della Radio di Mosca e con l’Orchestra Sinfonica di Vienna, condotta stabilmente fino a qualche anno fa.

E in Austria ha lasciato un segno indelebile siglato dalla Stella d’Oro (riconoscimento concesso nel 2002) e la Croce dell’Onore per le Arti e le Scienze (2005). Poi è iniziata la fase del direttore itinerante pur con un occhio di riguardo per i complessi delle due capitali. E poi per la Verdi, di cui è direttore Principale.

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