Era ora, Edwards ha dato gioia a milioni di famiglie

di Severino Antinori*

Sono davvero orgoglioso per il premio No­b­el per la Medicina 2010 allo scienziato britanni­co Robert Edwards, ma arriva troppo tardi. Non solo perché è anziano e malato, cioè non più in grado di godere di questo prestigioso riconosci­mento per un uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca. Ma soprattutto perché è un pre­mio sofferto che arriva con qualche decennio di ritardo e lascia perplessi sulla lobby che gover­na il Karolinska Institute di Stoccolma. Dal lontano 1978, anno di nascita della prima bimba in provetta, sono nati 5milioni di bimbi nel mondo grazie alle scoperte di Edwards, ma i guru della scienza che devono selezionare i ricercatori da premiare spesso giungono in ritardo. Sapere che alla fine il Nobel è arrivato fa sicuramente piacere, ma credo che Edwards, scienziato che ha scritto la storia della medicina riproduttiva, sia stato discriminato. Di contributi ne ha dati tantissimi. È stato lui a inventare la fertilizzazione in vitro con trasferimento dell’embrione e che ha permesso di trattare le cause dell’infertilità femminile.Il Nobel arriva oggi che ha 85 anni ed è malato di Alzheimer. Spiace perché qualche anno fa, quando stava bene, lo avrebbe apprezzato molto di più. Ora non potrà godere di questo traguardo. Ci siamo conosciuti più di trentacinque anni fa, sono stato il suo unico allievo italiano e se lui ha lavorato sul fronte femminile, ho fatto altrettanto su quello maschile. E questo grazie alla sua grande disponibilità, alla sua forza, alla sua capacità di coinvolgere e preparare dei discepoli. Per sua stessa ammissione sono stato quello che dopo di lui ha fatto di più per risolvere i problemi di infertilità. Da un lato gioisco, ma dall'altro ritengo che trent'anni di ritardo sono una profonda ingiustizia. Un ritardo che sporca la storia del Nobel. Tra i miei ricordi più cari c'è una foto con Edwards scattata in occasione di uno dei tanti congressi a cui abbiamo partecipato insieme. I nostri nomi sono legati a doppio filo: mi considerava il prosecutore della sua opera. In un’intervista ha dichiarato che ho dato un contributo determinante alle tecniche per trattare l’infertilità maschile. Rappresentavo l'altra metà della mela, considerando che lo scienziato britannico si era occupato soprattutto dei problemi della donna. Ecco perché per me è una grande felicità che lo abbiano premiato. Ancora più grande per il rapporto personale che mi lega a lui. In passato ho ricevuto un premio dalle sue mani: era il 1995, eravamo a Liverpool e fu lui a consegnarmi il riconoscimento della British Fertility Society per la mia attività scientifica.

Il Nobel non potevano non darglielo, perché ci hanno messo tanto? E se il Nobel lo hanno dato alla medicina riproduttiva, ora il Parlamento italiano deve pensare di modificare la legge 40 che mortifica questa medicina.
*Presidente dell'Associazione mondiale della medicina della riproduzione

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