E dopo quattro anni di Obama, l'America si scopre più razzista

Secondo un sondaggio, il sentimento anti-neri è aumentato del tre per cento. E il pregiudizio "implicito" è salito del 7 per cento

E dopo quattro anni di Obama, l'America si scopre più razzista

Quattro anni dopo Obama, in America c'è più razzismo di prima. Nel 2012 c'è più pregiudizio rispetto al 2008, quando è stato eletto il primo presidente nero del Paese: un paradosso, una inversione nei numeri e nelle percentuali che non ti aspetti. Ma come? L'America che ha scelto un presidente nero, ora si scopre più razzista di prima? Un sondaggio dice di sì. Poco più della maggioranza, il cinquantuno per cento degli americani ha opinioni esplicitamente anti-neri, cioè il tre per cento in più rispetto a quattro anni fa. Ma lo studio ha preso in esame anche gli atteggiamenti razzisti impliciti e, in questo caso, l'aumento è ancora più netto: dal quarantanove per cento del 2008 al cinquantasei per cento di oggi.

Il pregiudizio razziale avrebbe anche un costo: fino a cinque punti percentuali, nella rielezione di Obama. D'altra parte, secondo lo studio (condotto da Ap con le università di Stanford, del Michigan e di Chicago) il presidente guadagnerebbe un tre per cento grazie a chi ha sentimenti pro-neri e quindi, al netto, la perdita di voti sarebbe del due per cento. Uno studio dell'università di Harvard ha calcolato che il pregiudizio costò a Obama dal tre al cinque per cento dei voti nelle elezioni del 2008. Le opinioni anti-neri non sono però esclusiva dei repubblicani: nel sondaggio infatti la differenza è molto ampia quando si tratta di giudizi espliciti (in questo caso, espressi dal 79 per cento dei repubblicani contro il 32 per cento dei democratici), ma sui sentimenti impliciti la forbice si riduce parecchio (il 64 per cento dei repubblicani contro il 55 per cento dei democratici). Anche se è un dato di fatto che lo stesso presidente si sia dovuto difendere più volte dalle insinuazioni altalenanti che sia di fede musulmana o che non sia davvero nato negli Stati Uniti (Donald Trump è tornato alla carica pochi giorni fa, chiedendo di nuovo al presidente di esibire il suo certificato di nascita). E il sondaggio arriva nel momento in cui la popolazione di colore è la più colpita dalla crisi economica: il tasso di disoccupazione (14 per cento) è quasi il doppio che fra i bianchi, mentre il reddito medio delle famiglie negli ultimi tre anni è calato più del doppio rispetto a bianchi e ispanici.

La domanda finora era se l'opposizione a Obama fosse legata anche al razzismo, con vari eccessi di politicizzazione da una parte e dall'altra. Per esempio se James Taranto sul Wall Street Journal ha scritto che «ogni commento di un repubblicano può essere tradotto, grazie a un processo di libere associazioni, in: “Non amiamo la gente di colore”», Alec Baldwin, l'attore, su twitter ha sintetizzato così l'intera questione: «Se Obama fosse bianco sarebbe avanti di 17 punti». Ma adesso pare nasca un'altra domanda, ancora più politicamente scorretta, cioè se non sia stata la sua stessa presidenza ad alimentare il sentimento anti-neri.

Resta da vedere quanto i sondaggi dicano la verità dell'America e di come voterà; nel frattempo Obama (che ora è dato in parità con Romney in Ohio, al 49 per cento, cioè avrebbe perso i cinque punti di vantaggio che aveva a metà settembre) deve fare i conti anche con la delusione dei giovani fra i 18 e i 29 anni: proprio loro, che nel 2008 l'avevano votato in massa (78 per cento) oggi gli darebbero il venti per cento di preferenze in meno.

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