Egitto al voto per il referendum sulla Costituzione. Scontri: 11 morti

Ingente spiegamento di forze all'apertura dei seggi. Scontri tra pro-Morsi e polizia

Un uomo esce dal seggio di Monira, al Cairo
Un uomo esce dal seggio di Monira, al Cairo

Si sono aperti alle nove i seggi in Egitto, dove la popolazione è chiamata a esprimersi oggi e domani in un referendum sulla nuova Costituzione del Paese, emendata rispetto a quella redatta nel 2012, quando la presidenza era nella mani di Mohammed Morsi, poi cacciato da un colpo di Stato a luglio.

Sia oggi che domani sarà possibile esprimere la propria preferenze fino alle nove di sera. Oltre 52 milioni gli egiziani con diritto di voto, più di 30mila i seggi elettorali.

Con l'inizio delle operazioni di voto, si è assistito anche a un forte dispiegamento di forze. Oltre 200mila uomini garantiranno lo svolgersi regolare del voto e vigileranno sulla sicurezza. Nei governatorati sono state dispiegate anche le forze speciali, con l'ordine di sparare su chi cercherà di "aggredire gli elettori".

Poco prima dell'apertura dei seggi, un ordigno è esploso davanti al palazzo di Giustizia di Imbaba, popolato quartiere del Cairo. L'attentato ha danneggiato una parte dell'edificio, ma non ci sono state vittime né feriti. Tra la folla c'è chi ha accusato la Fratellanza Musulmana, chiedendo di andare a votare "sì", in segno di sostegno al potere militare del generale Abdel Fatah Al-Sisi, attuale ministro della Difesa.

A sud del Cairo, a Beni Suef, un manifestante è rimasto ucciso e dieci feriti negli scontri con la polizia. I sostenitori di Mohammed Morsi cercavano di bloccare l'accesso ai seggi, chiedendo di "boicottare la Costituzione dei vampiri". Secondo il ministero della Salute sarebbero in tutto undici le vittime degli scontri odierni.

Tafferugli anche ad Alessandria e Nasr City. Un gruppo non identificato ha sparato alcuni colpi di arma da fuoco contro una chiesa copta a Sinnuras, nel governatorato di Fayyum.

Forte la propoganda per il "sì" delle autorità. Al-Sisi, ricorda il New York Times, ha chiesto alla nazione di "non metterlo in imbarazzo davanti al mondo", di serrare i ranghi dietro il potere militare, che "rispetta la democrazia".

In molti vedono nel referendum di oggi e domani una prova generale per le

prossime elezioni, su cui al-Sissi non ha ancora sciolto la riserva relativa a una sua candidatura. Un sondaggio Gallup, citato dalla Stampa, rivela che nove egiziani su dieci vedono nei generali l'unico argine al caos.

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