Due ergastoli per l'assassinio di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano ucciso nella Striscia di Gaza nell'aprile 2011. I condannati sono due militanti salafiti. Il processo si è svolto dinanzi a un tribunale militare controllato da Hamas. Ma ci sono anche altre due condanne: un imputato a 10 anni di carcere e un altro a un anno.
Arrigoni fu rapito il 14 aprile 2011 da un gruppo terrorista dell'area jihadista salafita. I rapitori mostrarono l'ostaggio, bendato e legato, in un video pubblicato su Youtube. Poi le accuse, all'Italia di essere uno "stato infedele" e all'attivista di essere entrato a Gaza "per diffondere la corruzione".
Fu lanciato un ultimatum, minacciando l'uccisione di Arrigoni entro il pomeriggio successivo e chiedendo, per la liberazione dell'ostaggio, la scarcerazione del proprio leader incarcerato, Hisham al Saedni, e di alcuni militanti jihadisti in prigione. Il giorno successivo, a seguito di un blitz in un'abitaziuone di Gaza, viene trovato il corpo senza vita di Arrigoni. Dall'autopsia emerge che l'italiano è stato strangolato con una corda.
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