Mancano sessanta giorni al 6 novembre e la partita per la Casa Bianca è aperta più che mai. "In palio non c'é solo una scelta tra due candidati o due partiti – dice Barack Obama nel suo discorso di chiusura della Convention democratica di Charlotte - ma tra due diversi percorsi per l'America, tra due visioni fondamentalmente diverse del futuro. Qualcosa che segnerà la vita nostra e dei nostri figli per decenni".
E’ un discorso molto più pragmatico del solito quello del presidente. Poco spazio al sogno, molto alla concretezza. Obama segue la linea del realismo tracciata l’altro giorno da Clinton. E indica l'agenda per il futuro su cui lavorare, divisa in cinque punti: manifatture, energia, educazione, sicurezza e deficit.
Per risanare i conti e far ripartire l’economia “serviranno diversi anni. Nessuno ha la bacchetta magica”. Inevitabile pensare ai 12 milioni di posti di lavoro promessi da Romney. Obama non lo fa, anzi non lo cita mai, tranne una volta. Preferisce parlare di lui come “il mio avversario”. “La ripresa - prosegue - non sarà né rapida, né facile. Resta molto lavoro da fare per risolvere i problemi accumulati nel corso dei decenni".
Non cita le "lacrime, sudore e sangue” di Churchill ma dice chiaramente che ci sono ancora tappe dolorose ma necessarie da affrontare. E il suo compito, ribadisce Obama, è dire ai suoi le cose come stanno. Ma il presidente non si limita a indicare i problemi da affrontare. Con orgoglio rivendica i passi avanti fatti nella scuola e nell'educazione. Nel farlo bacchetta la destra: "Non credo che il governo sia la soluzione di tutti i problemi, ma nemmeno che sia la loro unica origine". Con altrettanto orgoglio, misto a patriottismo, parla della ripresa dell’auto “made in Usa”, settore in cui la Casa Bianca ha investito molto.
Obama torna a ripetere che l'America deve avere pazienza e fiducia: "Non pretendo di dire che il percorso che vi offro sia semplice o facile. Non l'ho mai fatto, sono stato eletto per dirvi la verità e non quello che volevate sentire". Ancora il tasto del realismo. Senza dimenticare di dire cosa si farà, a Washington, nei prossimi mesi: “Saranno prese decisioni cruciali, sui posti di lavoro, sull'economia, sulle tasse e il deficit, l'energia e l'istruzione, la guerra e la pace. Sono scelte – sottolinea Obama - che avranno un impatto enorme sulla nostra vita e su quella dei nostri figli per i prossimi decenni".
"Rifiuto l'idea di chiedere sacrifici alla classe media e agli studenti" per pagare gli sgravi ai più abbienti, puntualizza il presidente, sottolineando poi di rifiutare un sistema di “Medicare” (programma di assicurazione medica amministrato dal governo per gli over 65) per voucher, come previsto dai repubblicani. Non manca una bordata all’alta finanza: "Tutti devono giocare secondo le stesse regole, dalla gente a Wall Street".
La situazione è difficile, lo sanno tutti. Obama lo ribadisce, ma al contempo indica la luce in fondo al tunnel: "I nostri problemi possono essere risolti. Le nostre sfide possono essere vinte. Il percorso che offriamo può essere più difficile, ma conduce a un futuro migliore. E sto chiedendo di scegliere quel futuro". Il faro da seguire non è lui ma quello di Franklin Delano Roosevelt, il presidente che titò fuori l’America dalla Grande depressione. Obama lo cita: "Abbiamo bisogno di uno sforzo comune, una responsabilità condivisa, un confronto continuo, lo stesso che Roosevelt ottenne durante la crisi peggiore di questa, quella del 1929".
Ma non c’è solo l’economia nel discorso di Obama, anche se è quello il tema principale. Il presidente ci tiene a sottolineare che il suo avversario “in politica estera è un novizio”. E fa un esempio: “Se consideri la Russia il primo nostro pericolo e non Al Qaeda vuol dire che sei bloccato ai tempi della guerra fredda".
E ancora una bordata sugli avversari: "I repubblicani vogliono il vostro voto ma non hanno un piano. Hanno le stesse ricette di trent'anni fa". Ancora una volta il riferimento è alla tv in bianco e nero, che Obama ha evocato quando ha commentato la Convention di Tampa.
Gran finale con musica e abbraccio di tutta la famiglia. Finito il suo discorso Obama viene raggiunto sul palco dalla First lady, Michelle Obama, e dalle figlie Malia e Sasha, sulle note di Bruce Springsteen. Applausi e pacche sulle spalle anche per il vicepresidente, Joe Biden, che ha parlato poco prima di Obama. I maligni insinuano che la scaletta degli interventi sia stata fatta in questo modo (Paul Ryan, vice di Romney, aveva avuto una serata tutta per sé) per evitare di lasciare troppo spazio alle (possibili) gaffe del vicepresidente.
Il vice di Obama ha voluto indicare i due più grandi successi della Casa Bianca: "Osama Bin Laden è morto, General Motors è viva". Abbastanza o troppo poco? Agli americani l'ardua sentenza.
Per Biden è motivo di orgoglio: "Mio padre avrebbe rispettato Obama per aver avuto il coraggio di salvare l'industria dell'auto". Poi ha chiuso con una battuta tagliente: "Romney non è un cattivo ragazzo, ma ha visto il salvataggio con l'ottica di Bain Capital".- Guarda il discorso di Barack Obama
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