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Il traditore trascinato dalla moto che smaschera la Gaza brutale

Sei presunte spie giustiziate in mezzo alla strada, un corpo portato in giro fra i passanti. La città però spera nella pace

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Il traditore trascinato dalla moto che smaschera la Gaza brutale

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da Gaza City - Impressioni di una tregua, voci di un cessate il fuoco imminente, mediazioni in corso, poi ancora attacchi israeliani e lanci di razzi palestinesi. Nella serata di ieri, mentre a Gaza costanti esplosioni segnavano i colpi in arrivo dalle navi da guerra israeliane a largo delle coste, la radio locale parlava di un cessate il fuoco vicino, di una tregua raggiunta dal mediatore egiziano, tra smentite israeliane.

Se nella mattinata di ieri, dopo una nottata di relativa calma, le strade della città sembravano più animate, in realtà i raid israeliani sulla Striscia non si sono mai fermati e il pomeriggio ha portato ancora pericoli e nuova ansia. I jet hanno colpito obiettivi in diversi quartieri di Gaza City (secondo l'esercito israeliano sarebbero stati attaccati venti siti terroristici in poche ore e sarebbe stato ucciso anche un capo della Jihad islamica, Yunish Shaluf) mentre la diplomazia era in azione. Hanno visitato ieri la Striscia gli emissari della Lega araba e il ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoglu. La loro presenza ha fatto sperare in una risoluzione imminente del conflitto: «Vogliamo che nelle prossime ore questa guerra finisca – dice una delle poche signore indaffarate ai rari banchi di verdura aperti nel mercato centrale di Zawiya – i miei figli vogliono tornare a scuola».

«Siamo grati alla Lega araba per questa tregua», dice confondendosi e anticipando un cessate il fuoco non ancora siglato un giovane uomo davanti all'ospedale Shifa, tappa principale nelle visite di ogni delegazione o politico straniero in questi giorni di conflitto.

Con il rafforzarsi delle indiscrezioni su una possibile tregua, nella serata di ieri si sono irrobustiti anche segnali contrastanti, di guerra. I residenti della periferia di Gaza hanno ricevuto volantini lanciati dal cielo, dagli aerei israeliani: invitavano la popolazione a lasciare quartieri periferici della città di Gaza per evitare di rimanere coinvolti in imminenti attacchi. Molte famiglie, dopo aver raccolto di fretta poche cose da casa, sono corse verso il centro, alcuni in una scuola messa a disposizione dalle autorità, dove passare la notte, altri si sono fatti ospitare da amici e parenti.

A una settimana dal suo inizio, la rinnovata guerra con Israele sembra in qualche modo aver riavvicinato i nemici interni. Ieri, Moustafa Barghouti, un politico indipendente della Cisgiordania, laico e lontano da Hamas, è arrivato all'ospedale Shifa di Gaza in una inusuale visita di solidarietà: «Stiamo facendo il possibile per mettere fine alle violenze», ha detto. La signora Etaf Abdelrahman era un funzionario di Fatah fino al 2007, quando Hamas ha conquistato militarmente il controllo di Gaza contro i rivali politici guidati dal rais Abu Mazen. Prende ancora lo stipendio di Fatah e, nonostante anni di ostilità contro il movimento islamista che oggi regge la Striscia, pensa che «Hamas con questa operazione si stia riscattando». «Molti miei amici e familiari che erano contro Hamas in questi giorni di conflitto sostengono il movimento», spiega uno studente di lingue.

Questo accade nonostante a Gaza, accanto ai morti nei raid israeliani, si contino in queste ore anche altre brutali uccisioni. Ieri, sei presunti collaborazionisti sono stati giustiziati nel centro della città di Gaza di fronte agli abitanti del quartiere da uomini armati. Uno dei cadaveri è stato attaccato a un motorino, trascinato per le strade del centro mentre i passanti facevano fotografie con i telefonini. Pochi giorni fa, un atto simile, contro un altro presunto collaborazionista, è stato firmato dal braccio armato di Hamas che, racconta il New York Times, ha abbandonato il cadavere in strada con un cartello che lo accusava di aver aiutato Israele a uccidere i leader del movimento.

Twitter: @rollascolari

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