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Le etichette di Jefferson e il miliardario: grandi etichette e grandi imbrogli

Un ritrovamento clamoroso, le bottiglie del presidente americano dell'indipendenza, e un'asta record. Ma non era vero nulla

Le etichette di Jefferson e il miliardario: grandi etichette e grandi imbrogli

Il diavolo, come sempre, sta nei dettagli. Hardy Rodenstock, autore della più elaborata truffa in campo enologico mai architettata, se ne accorse a sue spese. Nel 1985 dichiarò di essere entrato in possesso di una serie di bottiglie scoperte in una cantina murata da decenni in un antico palazzo del centro di Parigi. Tutte riportavano la siglia Th.J., come Thomas Jefferson, presidente americano dei tempi dell'indipendenza, a lungo residente nella capitale francese e noto appassionato di vino. Rodenstock, editore discografico di grande successo in Germania, era famoso per la sua passione enologica e in particolare per l'attenzione dedicata ai vini antichi. Alla fine degli anni Novanta organizzò una degustazione, durata una settimana intera, in cui offrì ai suoi ospiti (paganti) e ai critici di tutto il mondo, ben 125 bottiglie diverse di Château d'Yquem, la più vecchia delle quali risaliva al 1784.

Gli esperti si convinsero alla svelta dell'eccezionalità della scoperta parigina e qualche tempo la sede londinese di Christie's battè all'asta una bottiglia di Château Lafite su cui era inciso: «1787 Lafitte Th. J.». Il vino fu aggiudicato per 105mila sterline, somma che fino al 2007 la più alta mai pagata per una bottiglia. Le altre attribuite a Thomas Jefferson furono vendute nel corso di numerose aste in giro per il mondo. Qualche anno dopo, nel 2005, Bill Koch, miliardario e collezionista americano offrì per una mostra a un museo di Boston le bottiglie di Thomas Jefferson. Di fronte alle perplessità dei curatori fu avviata una serie di perizie. Alla fine si dimostrò che l'incisione sul vetro, prova regina dell'autenticità del vino, era stata realizzata con uno strumento elettrico, cosa che evidentemente provava la frode. A quel punto iniziò una battaglia legale destinata a durare anni, Rodenstock (morto nel 2018) non fu mai condannato definitivamente e, anzi, ancora oggi non si esattamente quante possano essere le bottiglie false disseminate dall'eccentrico collezionista in giro per il mondo.

Altrettanto clamorosa è la storia di Rudy Kurniawan, l'altro grande truffatore nel settore dei vini antichi. Indonesiano di origini cinesi, alla fine degli anni Novanta riuscì a emigrare illegalmente negli Usa dove in maniera rocambolesca avviò un commercio di vini antichi con aste da decine di milioni di dollari, tutte dedicate ad antiche bottiglie delle migliori case francesi. Anche in questo caso a contribuire a smascherare imbroglio e imbroglione fu il solito miliardario Bill Koch, che si dichiarò nuovamente truffato. Arrestato dall' Fbi nel 2012 Kurniawan fu condannato a 10 anni di prigione.

Nel 2020 è stato liberato ed estradato in Indonesia.

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