
L’Europa è a un bivio. Di fronte a sfide globali sempre più pressanti – dall’instabilità geopolitica ai cambiamenti climatici, dalla crisi energetica alla concorrenza internazionale – diventa urgente riportare l’agricoltura al centro delle politiche europee. Serve più agricoltura. E serve più trasparenza.
Oggi più che mai è evidente che il settore primario non rappresenta solo un motore economico, ma anche un pilastro per la sicurezza, la coesione territoriale, la tutela dell’ambiente e il presidio sociale. Con oltre 386 miliardi di euro stanziati per il periodo 2023–2027, la Politica Agricola Comune è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Unione Europea. Tuttavia, molti agricoltori la percepiscono ancora come una fonte di vincoli e complicazioni. Per questo servono ancor più investimenti nella Pac, orientati in misura maggiore e mirata direttamente verso chi lavora la terra.
Occorre poi semplificare, valorizzare il lavoro degli agricoltori e garantire una maggiore coerenza tra gli obiettivi ambientali e le reali condizioni produttive nei territori, sostenendo quell’innovazione in agricoltura che è già un fiore all’occhiello del settore.
Questi temi sono stati al centro dell’importante evento promosso da Coldiretti il 15 maggio scorso a Bruxelles, che ha riunito centinaia di agricoltori, rappresentanti istituzionali, europarlamentari e commissari europei. Tra le presenze di rilievo, quella del Commissario europeo per l’Agricoltura e l’Alimentazione, Christophe Hansen, che ha raccolto le istanze del mondo agricolo, riconoscendo la necessità di un maggiore ascolto e di un impegno concreto per riportare il settore al centro delle politiche comunitarie.
Durante l’evento è emersa con forza la richiesta di rafforzare la sovranità alimentare europea, rendendo le filiere più resilienti e meno dipendenti da importazioni da Paesi con standard produttivi inferiori. Nel 2023 le importazioni agroalimentari nell’Ue hanno superato i 160 miliardi di euro, mettendo a rischio la competitività delle aziende agricole europee e, con essa, la sicurezza e la qualità degli alimenti che quotidianamente i cittadini europei portano sulle loro tavole.
Serve quindi trasparenza totale sull’origine dei prodotti. L’etichettatura chiara e obbligatoria su tutti gli alimenti – freschi e trasformati – è un’esigenza condivisa da cittadini, agricoltori e imprese. È una misura di equità e verità, per tutelare chi produce rispettando le regole e chi consuma cercando qualità e tracciabilità. Per queste ragioni diventa fondamentale rivedere la regola sull’ultima trasformazione sostanziale, che consente con poche lavorazioni di etichettare prodotti provenienti dall’estero come se fossero di origine di uno dei Paesi europei.
L’Europa non può continuare ad applicare una doppia morale: da un lato imponendo vincoli ai propri agricoltori, dall’altro permettendo l’ingresso di prodotti extraeuropei privi di garanzie analoghe. È necessario garantire parità di condizioni per chi opera nel mercato interno, anche in vista di eventuali nuovi accordi commerciali o allargamenti futuri dell’Unione. Non è pensabile che gli sforzi fatti negli ultimi trent’anni dall’agricoltura Ue che hanno visto abbattere le emissioni Ue di oltre il 30% - vengano messi in discussione da accordi commerciali che rischiano di vanificare non solo i sacrifici compiuti dagli agricoltori ma anche il livello di garanzie per i consumatori.
Un’altra priorità condivisa è la valorizzazione delle aree rurali, oggi troppo spesso dimenticate.
Qui l’agricoltura rappresenta un argine fondamentale contro lo spopolamento e l’abbandono del territorio. Investire in infrastrutture, servizi, connettività e nell’ingresso delle giovani generazioni significa rafforzare le basi del nostro sviluppo sostenibile. Gli agricoltori sono i primi custodi del territorio.
La transizione ecologica non può prescindere dall’agricoltura e, nel complesso, da una attenzione ai suoi risvolti sociali ed economici. Servono strumenti, innovazione e realismo, non imposizioni scollegate dalla realtà produttiva. L’agricoltura può e deve essere protagonista della sfida climatica, ma solo se messa nelle condizioni di contribuire davvero.
L’Unione Europea deve decidere se essere solo un mercato o una vera comunità capace di garantire sicurezza alimentare, sostenibilità, coesione sociale e territoriale. Noi crediamo nella seconda via. E siamo convinti che questa sfida si vinca insieme, con una nuova alleanza tra agricoltori, istituzioni e cittadini.
*Europarlamentare Ppe - presidente Consulta nazionale di Forza Italia
**Presidente di Coldiretti